Alla scoperta di Fate/Grand Order Babylonia #4: Kai Ikarashi, Yuki Yonemori, mooang

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Ben ritrovati a questo quarto appuntamento con la rubrica in cui Giaggiu (YouTubeTwitch) ed io vi accompagneremo alla scoperta di alcuni degli eccezionali artisti che hanno dato vita a Fate/Grand Order – Absolute Demonic Front: Babylonia. Nel primo episodio vi abbiamo parlato del regista Toshifumi Akai e di Isao Hayashi, nel secondo della divina Megumi Kouno, e infine nel terzo di Noriko Takao e Yuta Yamazaki. Dopo la pausa del terzo articolo torniamo nel pieno dell’azione: tuffiamoci alla scoperta dell’ottavo episodio di Kai Ikarashi, Yuki Yonemori e moaang.


Possiamo tranquillamente bollare l’episodio otto di Babylonia come il vero e proprio culmine della prima parte dell’anime. Un episodio necessario, forse, a dimostrare che quell’unità dei suoi pregi che la serie ha faticato a raggiungere è effettivamente possibile da ottenere. Fino alla puntata di oggi abbiamo sempre girato attorno a tre elementi chiave: grandiosità nella presentazione, spettacolarità ed espressività nella materializzazione. Parole che, per la prima volta, si amalgamano in un tutt’uno, dando vita a quella che è senza dubbio una delle puntate più esaltanti della serie e dell’intero 2019.

E menomale che è andata in questo modo, anche perché in fin dei conti i personaggi protagonisti di questo episodio, ovvero Ushiwakamaru e Leonida, sono stati un po’ messi in secondo piano dalla brillante luce di Gilgamesh ed Ishtar. L’esser stati trasposti con così tanta maestria ha sicuramente reso loro la giustizia che meritano. Se infatti fin qui la nostra amata Ushiwakamaru è stata purtroppo rilegata un po’ a macchietta dalla sceneggiatura, la magnifica spadaccina è al centro di quasi tutte le scena d’azione più belle dell’episodio, forse addirittura dell’intera serie.

Ce ne possiamo accorgere sin dall’inizio della puntata, con la sua spettacolare entrata in scena che fa montare allo spettatore un hype allucinante: piombando all’improvviso dal cielo sul fade-out della colonna sonora, con il riflesso della luce del sole che irradia dalla spada a celare la sua figura, Ushiwaka compare di fronte al nemico e con un fendente interrompe il suo attacco, salvando i nostri eroi da una situazione di vita o di morte, e atterrando di fronte a loro con una posa fighissima. Una presentazione a dir poco carismatica.

Questa pazzesca scena di introduzione di Ushiwakamaru, realizzata da quel  signorone di nome Kai Ikarashi, dura solamente nove secondi. Questi nove secondi netti sono tutto quello che serve all’animatore, degno erede della scuola del leggendario animatore Yoshinori Kanada, per mettere in mostra lo stile che caratterizza il suo lavoro: uno stile esagerato composto da pose allucinanti, iper-espressive ed intensissime, grazie alle quali Ikarashi è riuscito nell’arduo compito di infondere linfa vitale ed energia ai design tutto sommato abbastanza sterili di Takashi Takeuchi.

La breve battaglia che segue l’arrivo di Ushiwakamaru è un eccellente esibizione, da una parte di animazione di indubbia qualità grazie ai bellissimi cut di Jin Oyama prima e di Kerorira dopo, dall’altra delle capacità di storyboarding di Toya Oshima, in grado di applicare alla battaglia quel concetto di magnitudine voluto dal regista Akai che ormai sappiamo essere caratteristico di questa serie. Grazie infatti al movimento della camera ci spostiamo assieme ad Ushi sui tetti delle case di Ur, oppure seguiamo gli occhi di Gorgon alla ricerca del suo bersaglio, e per questo riusciamo a renderci conto in modo tangibile della vastità del campo di battaglia in cui le due si stanno affrontando. Anche i cut di Naoki Miyajima ne sono l’esemplificazione perfetta.

Proseguendo con la puntata, e mettendo un attimo da parte Ushiwakamaru, ci spostiamo su quello che è l’unico, magnifico momento di splendore di Leonida — a parte la poderosa sbronza molesta dell’episodio tre, ovviamente. L’eroe greco della battaglia delle Termopili si ritrova nuovamente ad ergersi a impenetrabile baluardo difensivo assieme ai suoi 300 commilitoni spartani, in un momento che probabilmente vi avrà fatto versare una lacrimuccia di feels, riportando alla memoria una certa scena di Fate/Zero. Purtroppo però, per quanto sia un Servant, nonché un discendente di Zeus, Leonida resta pur sempre un essere umano, e alla fine nulla può contro il potere degli Occhi Mistici della Gorgone, finendo per crollare sulle sue stesse gambe pietrificate dopo aver rivelato ai suoi compagni la vera identità del nemico.

Il dolore straziante che l’indiscusso eroe si trova a dover patire sembra quasi manifestarsi nella sua forma più disturbante e astratta grazie all’inconfondibile atmosfera evocata dallo stile di disegno del fantastico moaang. Le forme angolari, quasi spigolose, e il tratto più sottile con cui traspone le fattezze di quella che è ormai una figura minuta e rassegnata creano, anche grazie all’aiuto del basso contrasto della fotografia, un’atmosfera inconsueta per la serie, che conferisce un tono spento e freddo anche alle parole di speranza con le quali l’eroe saluta i suoi compagni di battaglia. 

Il toccante sacrificio di Leonida, necessario a salvare Uruk dalla catastrofe, sposta nuovamente la luce del palcoscenico su Ushiwakamaru, dando inizio a quella che è una delle scene più emotivamente sentite e coinvolgenti della puntata, partorita dal brillante Yuki Yonemori. La nostra spadaccina, richiamando a sé le ultime forze, impugna nuovamente la sua arma e si rimette faticosamente in piedi, il suo volto marcato da un espressione ardente e decisa.
Rinunciando alla fluidità delle animazioni in favore di un timing più scattoso, l’animatore riesce a trasmettere con una strabiliante accuratezza lo sfinimento che ha ormai avvolto il Servant a causa dell’enorme quantitativo di energie che ha usato durante le precedenti fasi dello scontro.

Ogni singolo passo e minuto movimento del suo corpo nella preparazione a sfoderare il Noble Phantasm viene reso gravoso, stancante e pesante, quasi come a creare una logorante atmosfera che decelera il tempo a tal punto da creare un vero e proprio spazio morto, di staticità. Staticità che però, attenzione, non dobbiamo intendere come immobilità in senso assoluto, bensì come una necessaria “paralisi del tempo”, volta ad enfatizzare quanto più possibile il pathos della scena, anche attraverso le forme slanciate e sottili che caratterizzano lo stile dell’animatore, le quali conferiscono sinuosità ed eleganza alla figura di Ushiwakamaru.

Se da un lato abbiamo quindi la straordinaria recitazione della doppiatrice Saori Hayami a ricordarci che il mondo sta ancora girando, dall’altro la totale assenza delle musiche contribuisce a farci comprendere che quello è un momento nel quale non possiamo assolutamente permetterci alcuna distrazione. Sarà poi la stessa musica, con il suo ritorno pochi secondi dopo, a svegliarci da questo limbo, a schioccare le dita e a riportarci dritti nel cuore della frenesia, con la rivelazione del Noble Phantasm di Ushi nella bellissima sequenza animata da Tatsuya Miki.

Ciò che segue è definibile solamente come epica spettacolarità, un minuto e mezzo di animazione sensazionale. In questa impressionante dimostrazione di talento e di grandiosità si alternano le coreografie pazzesche ed adrenaliniche di moaang, Yusuke Kawakami, Shouta Goshozono, Kerorira e Kousuke Kato, che hanno creato una sequenza di animazione stratosferica. Dopo l’introduzione allo scontro da parte di moaang, Kawakami da inizio alla vera parte esaltante: il suo movimento di macchina che parte dall’urlo di Ritsuka e si sposta a seguire Ushi che si libera ad uno ad uno dei serpenti della Gorgone è un vero spettacolo, e i suoi impact frames nei momenti in cui Ushi affetta i serpenti non sono certo da meno.

Segue poi la scena di Goshozono, che attraverso la corsa e i balzi delle varie copie della spadaccina ci fa capire quanto mostruosamente grande sia la sua avversaria rispetto e lei. Poi è il turno di Kerorira, che inquadrando le copie di Ushi nelle fauci dei serpenti prima, il suo volto contratto dal dolore dopo e infine la spada che si scheggia, ci fa vedere quanto estenuante sia lo scontro, ma anche quanto sia determinata Ushi a portarlo a termine. E la scena finale di Kato è immensa: le sue linee sembrano farsi più marcate e le pose sono esasperate, dando quel senso di potenza tipico degli animatori della scuola Kanada.

L’ottavo episodio di Fate Babylonia ci ha letteralmente stregati. E questo, non solo perché è indubbiamente bello da vedere, ma soprattutto perché in una ventina di minuti abbiamo potuto assistere ad una vera e propria mostra di talenti puri dell’animazione che, sebbene contraddistinti ognuno dal proprio stile personale, sono riusciti lavorando insieme a riproporre con freschezza tutti quei concetti che abbiamo visto finora negli episodi precedenti di questa rubrica. A partire dalle fantastiche pose super dinamiche di Kai Ikarashi; passando per le forme più allungate e sottili dei corpi disegnati da Yuki Yonemori; per arrivare all’elegantissima unione dello stile particolare di moaang con il basso livello di contrasto della fotografia, abbiamo avuto delle prove evidenti di una visione registica aperta a più possibilità e che si prende il rischio di osare, permettendo agli artisti che la materializzano di dare sfoggio a tutto il loro estro creativo.

Bene, con questo elogio alla magnifica figura di Ushiwakamaru, possiamo concludere la quarta puntata di questa serie di articoli sulle pazzesche figure che hanno reso Fate Babylonia un anime grandioso. Mi raccomando, non perdetevi il prossimo appuntamento, perché parleremo di quella bestia che è Ken Yamamoto e del suo contributo nello spettacolare episodio undici, incentrato sulla best nee-san: Quetzalcoatl. E lì sì che ne vedremo delle belle!

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