Alla scoperta di Fate/Grand Order Babylonia #3: Noriko Takao e Yuta Yamazaki

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Ben ritrovati al terzo episodio della rubrica in cui Giaggiu (YouTubeTwitch) ed io ci getteremo alla scoperta delle menti creative più interessanti dietro la realizzazione di Fate/Grand Order – Absolute Demonic Front: Babylonia. Nel primo episodio abbiamo parlato del regista Toshifumi Akai e di Isao Hayashi, mentre nel secondo è toccato alla divina Megumi Kouno. Questa volta è nuovamente il turno di un doppio appuntamento: scopriamo insieme tutto il fascino di Noriko Takao e Yuta Yamazaki.


Per quanto la spettacolarità sia un elemento apprezzabile, non dobbiamo mai dimenticarci del “fattore emotività”, che, ammettiamolo, spesso nella serie è venuto completamente a mancare o si è dimostrato comunque poco efficace. Se affermiamo che questo adattamento ha posto le sue basi su un materiale originale caratterizzato da una narrazione davvero poco solida, pensiamo di parlare un po’ a nome di tutti, ecco. Ma, per quanto anche la sceneggiatura dell’adattamento animato abbia le sue colpe — come quella di aver praticamente snobbato Ushiwakamaru e Benkei, mannaggialloro — è importante sottolineare lo sforzo che tutti i membri dello staff hanno posto per sopperire a questi problemi attraverso gli strumenti a loro disposizione.

Fortunatamente a metterci una pezza, specialmente all’inizio, sono stati Noriko Takao e Yuta Yamazaki nei panni di episode director. Entrambi sono riusciti, rispettivamente la prima nell’episodio introduttivo, Initium Iter, e il secondo nell’episodio cinque, a trascinare lo spettatore all’interno di una dimensione più intima, che scava a fondo nell’animo dei vari personaggi che fanno parte della storia.

Partiamo da Initium Iter, e quindi da Noriko Takao, una regista formatasi alla Kyoto Animation. Dopo aver lavorato come animatrice per molti progetti dello studio, si è distinta come storyboarder ed episode director in serie come K-On!, Lucky Star e Haruhi Suzumiya. In particolar modo, nel magnifico film animato La Scomparsa di Haruhi Suzumiya, sono i suoi meravigliosi storyboard a rendere così opprimenti e senza vita le disturbanti sequenze centrali della pellicola, necessarie a dipingere un’essenza vuota e deprimente, veicolo della catarsi di Kyon. La vera luce del palcoscenico, e qui è proprio il caso di dirlo, l’ha però trovata anche lei con l’onnipresente The IdolM@ster, nel quale ha avuto modo di collaborare con il regista Atsushi Nishigori, famoso animatore e character designer di scuola Gainax, prima di prendere le redini della regia generale della serie in Cinderella Girls.

Avendo lavorato per molto tempo in uno studio come la KyoAni, che col passare del tempo ha fatto della cura e del dettaglio un suo vanto, nel corso degli anni Takao ha sviluppato uno stile che, attraverso la costruzione minuziosa e dettagliata dell’inquadratura, cerca di fornire allo spettatore quante più informazioni possibile sui protagonisti di una scena, spesso facendo emergere la sua fissazione per immagini riflesse e increspature sull’acqua. Come disse Nishigori in un’intervista, “Noriko Takao si preoccupa di costruire con cura le scene e di esplorare carattere e personalità dei personaggi”, in un tentativo di usare l’ambientazione e l’atmosfera da essa creata per guidare lo spettatore verso la comprensione dell’emozione.

Ed è molto interessante l’applicazione di questo suo stile esecutivo in Initium Iter, nel quale la episode director ha mostrato non solo la sua deliziosa espressività artistica, ma anche grande abilità nel saper fare di necessità virtù. Takao sfrutta l’esigenza di realizzare un episodio volto esclusivamente a far familiarizzare con il cast coloro che approcciano per la prima volta Grand Order con l’adattamento animato, per andare ad esplorare l’animo di Mash e del dottor Romani, due personaggi che saranno di fondamentale importanza sì in Babylonia, ma soprattutto nel suo sequel, Solomon.

Con la scusa di presentarla agli spettatori novelli, Takao dipinge in maniera minuziosa e molto intima le ansie e le preoccupazioni di Mash dovute al non aver idea di quale sia effettivamente il suo posto nel mondo. Questo lo si vede nella lentezza della narrazione visuale, nelle inquadrature opprimenti, con la ragazza che sempre di più rivolge la sua attenzione verso il cielo, affascinata dalla sua vastità. Inoltre, il modo di Takao di inquadrare Mash durante questi momenti conferisce alla scena una sensazione di isolamento, di alienazione, di straniamento.

Ma non è compito esclusivo della regia, quello di portare su schermo le emozioni, e chiaro esempio ne è a inizio puntata la scena della possessione di Mash da parte di uno spirito eroico, che trasuda un’energia ed una rabbia incontrollabile attraverso i magnifici cut di Taishi Kawakami. In un arco di pochissimi secondi la ragazza sprigiona un range di emozioni estremamente variegato: l’incredulità e lo spavento nel risvegliarsi completamente incatenata sono stampati sul suo volto, e subito dopo la veloce presa di coscienza della situazione, la rabbia prende il sopravvento e lo spirito eroico che risiede in lei va fuori controllo in preda all’ira, muovendosi in maniera molto più brusca e violenta.

L’animazione di Kawakami, oltre che essere di per sé pregevole per la sua indiscutibile bellezza artistica, risulta particolarmente efficace e degna di nota perché perfettamente integrata al contesto della scena. È infatti attraverso la character animation che lo spettatore è in grado di distinguere con chiarezza lo spirito eroico dalla ragazza posseduta, e quindi di essere partecipe della sua sensazione di smarrimento prima, e di rabbia dopo. Tutto questo, semplicemente attraverso uno sguardo.

Dal canto suo, l’episodio affidato a Yuta Yamazaki non è stato certo da meno nell’immortalare le emozioni e la personalità dei protagonisti. Il giovane regista si era fatto notare dal famoso producer Shota Umehara, conosciuto nel settore come una vera e propria garanzia di qualità, per il suo lavoro in 22/7, serie nella quale aveva messo in luce la sua propensione alla cura del dettaglio e il suo occhio per il linguaggio del corpo.

Così, quando Umehara è stato incaricato di produrre l’episodio 5 di Fate Babylonia, ha chiamato Yamazaki ad occuparsi della regia e degli storyboard. E lui non si è certo lasciato sfuggire l’occasione di mettere in mostra le sue doti nel dipingere i personaggi attraverso piccoli ma significativi dettagli. L’esempio lampante lo troviamo nella rappresentazione di Gilgamesh: sotto la guida sua e della supervisione dell’animatrice Maiko Kobayashi, gli animatori che hanno lavorato alla puntata sono riusciti ad enfatizzare al meglio il portamento regale e l’arroganza del Re degli Eroi semplicemente attraverso il suo linguaggio del corpo.

Ma la sua puntata non si limita a questo, perché nella seconda parte abbiamo anche uno sfavillante combattimento fra il nostro Gil ed Enkidu, che qualitativamente parlando è una vera e propria bomba. Come dicevamo all’inizio, il superpotere di Takao prima e di Yamazaki adesso sta nel trasportare lo spettatore nella dimensione interna dei personaggi attraverso delle inquadrature che siano una sorta di specchio dell’animo, per poi sprigionare con vigore le prorompenti emozioni attraverso il movimento, e lo scontro fra Gil ed Enkidu ne è la prova vivente.

Nei momenti che precedono o susseguono il combattimento, Yamazaki ci propone inquadrature che descrivono chiaramente lo stato d’animo dei personaggi, mentre, durante le scene d’azione, animatori come Ken Yamamoto, Aoi Otani, Taishi Kawakami, Yoshiaki Miyagawa e Jin Oyama trasformano i movimenti dei personaggi nel più genuino riflesso delle loro emozioni. Diamo un’occhiata a questa scena di Shouta Goshozono in particolare: subito dopo l’arrivo di Gilgamesh, il nostro Enkidu perde tutta la compostezza che lo ha sempre caratterizzato. Si sente confuso e inizia ad agitarsi, il suo volto tradisce improvvisamente il mare di emozioni che sta provando e di conseguenza tutti suoi movimenti perdono di eleganza.

Riuscire a far trasparire in modo così eccelso le emozioni di Enkidu è dimostrazione di come gli animatori ed il regista abbiano veramente compreso quello che prova il personaggio, di quanto siano entrati in sintonia con lui. E c’è una piccola curiosità che ci mostra tutto questo: il graduale processo di evoluzione di Enkidu ha colpito persino il character designer, Tomoaki Takase, il quale in un’intervista ha confessato di essersi ritrovato, mentre lo disegnava, a fare le stesse espressioni che il personaggio esternava nel quinto episodio. Immersione lvl 100, insomma.

Bene, con questo tuffo nell’introspezione emotiva targata Takao e Yamazaki direi si conclude il terzo episodio di questa serie di articoli sulle pazzesche figure che hanno reso Fate Babylonia un anime grandioso. Mi raccomando, non perdetevi la quarta puntata, perché parleremo di personalità importanti come Kai Ikarashi, Yuki Yonemori, moaang e tanti altri, e del loro contributo allo spettacolare episodio otto, uno dei nostri preferiti in assoluto!

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