Into the Analysis – prima parte: critica al voto nelle recensioni

Qualche giorno fa durante una breve esplorazione (spinta dalla curiosità) della classifica dei migliori anime su MyAnimeList, ho pensato a quanto questa fosse inutile e poco accurata. Successivamente, nel notare come l’unico criterio di giudizio alla base di questa classifica fosse lo score medio dell’opera in questione, mi sono posto la seguente domanda: è davvero giusto valutare un’opera soltanto in base al suo voto medio?
La risposta a quest’interrogativo mi ha portato ad una serie di riflessioni riguardo un argomento molto importante che ho sempre voluto trattare: il concetto contemporaneo di recensione.

Dopo essere arrivato ad alcune personali conclusioni, ho comunque deciso di condividerle con voi in quanto con esse voglio mandare un forte messaggio. Per questa ragione oggi inaugurerò l’apertura di una piccola rubrica composta da due articoli in totale: Into the Analysis. Rubrica che utilizzerò per fornire al lettore un punto di vista soggettivo riguardo il sistema di recensioni nel settore dell’intrattenimento audiovisivo (in particolare animazione), con l’obbiettivo sia di elaborare un ragionamento che spero possa servire come base al lettore per farsi una propria opinione sull’argomento, sia di avanzare una critica indirizzata in ai siti come MyAnimeList (che si basano interamente sui voti come strumento di valutazione) e ad un gruppo specifico di creators.

Prima di iniziare con l’articolo esaminando la storia delle recensioni, però, lasciatemi fare due premesse.

  1. Seppur attraverso una presa di posizione forte e netta, ci tengo a chiarire che in nessun momento i messaggi che manderò in quest’articolo avranno l’intenzione di sminuire il lavoro di certe persone, ma piuttosto quello di rappresentare la mia volontà di fare chiarezza sulla vera natura di ciò che in molti stanno pubblicando online.
  2. Mi rivolgo infine ai creators che si sentiranno chiamati in causa da quest’articolo: non prendete sul personale ciò che leggerete e aspettate fino al rilascio del secondo articolo prima di giudicare e di farvi un’opinione. Poi, nel caso in cui foste in accordo con la mia riflessione, vi invito a riesaminare i vostri contenuti e a riconsiderare il termine che utilizzate per definirli.

La nascita e lo sviluppo della recensione

Un ritratto della scrittrice francese

Il concetto di recensione è nato parecchi secoli fa; secondo quest’articolo addirittura nel 1665 in Francia, quando il Journal des Savants ne pubblicò una per la prima volta prendendo in esame un libro. A scriverla, sempre secondo l’articolo del Corriere, fu Madame de Sablé, una famosa scrittrice francese dell’epoca.

Ignorando il focus dell’articolo sui cambiamenti alla recensione fatti dall’autore del libro, possiamo arrivare alla conclusione che la recensione scritta da Madame Sablé aveva come obbiettivo quello di illustrare la propria interpretazione del profondo significato dell’opera da lei esaminata, per poi fornirne un giudizio oggettivo e, seppur breve, ricco di contenuti. Queste due caratteristiche della recensione di Madame de Sablé vi prego di tenerle a mente in quanto le utilizzerò per formulare un ragionamento nel prossimo articolo. Nel frattempo, per farvi comprendere il significato di “breve ma ricco in contenuti” lascerò un breve estratto della sua recensione qui sotto.

«È un trattato dei moti del cuore dell’uomo, che si può dire gli siano stati come ignoti fino a questo momento»


Madeleine de Souvré de Sablé

Dal XVII al XX secolo

Seppur sia difficile trovare molte informazioni riguardo la storia e lo sviluppo delle recensioni come testo valutativo vero e proprio, è comunque possibile arrivare alla conclusione che il suo processo evolutivo dev’essere stato molto lineare, in quanto nel Novecento – ben trecento anni dopo – lo stile adottato nel realizzare le recensioni era rimasto del tutto invariato.

Nonostante il XX secolo non sia sicuramente il periodo storico più felice dell’umanità, è comunque il secolo nel quale abbiamo assistito al boom del cinema.
L’arrivo della settima arte ha permesso la nascita della critica cinematografica, che è cresciuta insieme al cinema in modo davvero veloce anno dopo anno. Nel nostro paese, poi, ne sono nate davvero molte e tutte condividevano più o meno lo stile “alla Madame Sablé” del XVII secolo.

Prendiamo ad esempio la rivista Bianco&Nero (fondata nel 1937), la seconda più antica in Italia dopo il Cinematografo. In questa raccolta possiamo trovare un’elenco dei film muti più importanti di inizio Novecento affiancati da una breve valutazione (nella maggior parte dei casi neanche fatta da loro ma presa da critici terzi che vengono citati). Da notare come, seppur alle volte brevi (immagino perché stavamo comunque parlando di film muti) le recensioni conservino lo stile di Madame Sablé, riuscendo ad esprimere con poche parole dei concetti molto importanti.

Questo stile breve ma intenso rimarrà invariato praticamente fino alla digitalizzazione data dall’arrivo della connessione internet; periodo nel quale le recensioni passeranno dall’essere breve ma intense, a brevi e basta.

L’arrivo di internet

Con il veloce sviluppo di Internet e con l’arrivo dei social networks e con la nascita dei negozi online, è nata nel consumatore la necessità di esprimere pubblicamente le proprie opinioni, e nelle aziende quella di ascoltarle e di trarne vantaggio. Per soddisfare questa necessità abbiamo osservato la graduale crescita di veri e propri sistemi atti a valutare la qualità di un servizio/oggetto attraverso le opinioni lasciate dagli stessi consumatori, dando vita alle prime recensioni online. Le peculiarità di queste recensioni, però, è quella di fornire la possibilità allo scrittore della recensione di riassumere la sua opinione in un voto o in una stella. Per compagnie come Amazon questo sistema è fondamentale in quanto esso incide pesantemente sulle decisioni d’acquisto delle persone.

Secondo quest’articolo, infatti, il 53% delle persone d’eta compresa tra i 18 e i 29 anni controllano sempre o quasi sempre le recensioni prima d’effettuare un’acquisto per la prima volta, e considerando che il numero di persone che acquista online è sempre in aumento, l’impatto che queste hanno sui prodotti in vendita non può far altro che aumentare.

Da questi dati evinciamo che il consumatore ha bisogno di queste recensioni e soprattutto dei voti in quanto entrambi gli danno sicurezza e gli forniscono degli ottimi spunti d’acquisto attraverso, ad esempio, le classifiche dei migliori prodotti dell’anno che i vari siti realizzano.

Il voto: facile, comodo e veloce

Pensandoci freddamente, il voto è di fatto la soluzione perfetta sia per il consumatore – in quanto permette sia allo scrittore della recensione di esprimere la propria opinione che al consumatore indeciso di leggere dei pareri interessanti -, che per le aziende, perché grazie ad esso queste possono stabilire quali sono i prodotti più di successo e quali sono quelli fallimentari (e non solo). Il voto rappresenta una soluzione facile, comoda e veloce che crea benefici ad entrambe le parti.

Questi tre aggettivi sono anche le tristi regole che determinano la nostra esperienza generale sul web: ormai non leggiamo più nulla se non il titolo degli articoli ed al massimo ci mettiamo a scrollare velocemente il post senza però leggerlo.

Dati di Google Analytics

Ciò si traduce in sistemi di recensione in cui ormai l’inserimento di parole è del tutto facoltativo proprio perché andrebbe a minare l’esperienza del lettore che invece cerca un’opinione facile da comprendere, che gli faccia capire se un prodotto è degno dei suoi soldi o no velocemente e in maniera comoda.

Il sistema di recensione attuale di Google nel suo Play Store

Animazione e voto vanno d’accordo?

Mentre per i “normali” prodotti d’acquisto (come può essere un televisore, un paio di forbici da cucina etc..) queste recensioni sono una manna dal cielo, non mi sento di poter dire lo stesso quando esse sono dirette a giudicare un prodotto d’animazione, e la ragione risiede proprio nei tre aggettivi che queste posseggono.

Sarò chiaro: in una recensione di un qualsiasi prodotto d’animazione la facilità, comodità e velocità non sono altro che aggettivi dispregiativi che minano la comprensione dell’opera da parte dello spettatore. Affidarsi alla breve opinione dell’amico o alle due righe di recensione/trama che si trovano su internet, così come alle riassunte opinioni del blogger o YouTuber di turno, è di fatto una scommessa, e in quanto tale può rivelarsi azzeccata (proseguiamo con la visione) o no (abbandoniamo la visione).

Un’opera d’animazione non è un oggetto statico la cui funzione rimane uguale nel tempo e che ricopre lo stesso ruolo allo stesso modo per tutti, ma è un’opera artistica viva la cui interpretazione è assolutamente personale e che può toccare corde ad alcuni che ad altri neanche sfiorerebbe, e soprattutto che può assumere diversi significati a seconda dello stato emotivo in cui la guardiamo.
L’arte è fatta d’emozioni che ti invadono e distruggono i concetti sui quali si basa il tuo mondo, ricostruendoli solo per poi romperli nuovamente. Tutte queste sensazioni, emozioni, idee e pensieri possono essere a stento descritte a parole, figuriamoci compresse in 10 righe od espresse attraverso una banale stella o un numero.

Senza considerare, infine, la profonda mancanza di rispetto verso coloro che si sono sacrificati per realizzarla (specialmente conoscendo gli orari lavorativi e la paga media dello staff in una produzione anime). Per il semplice concetto di onorare il lavoro svolto da queste persone (per quanto di ottima o pessima qualità) è necessario dedicarsi più di dieci minuti a criticare l’opera e cercare di dare almeno l’impressione d’aver fatto uno sforzo per comprenderla più a fondo.

Il voto come unico riferimento valutativo

Così come nelle classifiche di MyAnimeList il voto si trasforma nell’unico criterio di giudizio preso in considerazione per giudicare l’opera in questione, anche nelle recensioni brevi il voto diventa l’unico vero criterio valutativo. E questo è ancora più grave quando nel secondo caso quelle brevi opinioni sono anche considerazioni personali spacciate per “recensioni” che riassumono la loro opinione in un voto dato dalla media matematica dei singoli voti affibbiati ai vari “dipartimenti” (storia, animazione, musiche, personaggi).

Mi rivolgo a voi: portate alla luce recensioni nelle quali l’unico vero criterio d’appiglio che date ai vostri followers è il voto che assegnate all’opera, convincendo voi stessi e i vostri fan di poter imprigionare le emozioni che queste opere vi hanno suscitato in dieci righe.

Credete, spudoratamente, di poter racchiudere l’arte in un numero.

Seppur convinti di star facendo cultura, spacciando le vostre banali opinioni personali per recensioni, ciò che state facendo non è null’altro che disinformazione, e le ragioni alla base di questa mia affermazione le troverete nella seconda parte della rubrica.

Il voto non è un criterio di valutazione oggettivo

Seppur l’idea di valutare una serie animata in base allo score medio possa sembrare oggettiva – in quanto appunto basata sulla stessa scaletta di numeri per tutte le opere – essa non lo è affatto. E non lo è in quanto seppur la scaletta di numeri sia uguale per tutti, non possiamo dire lo stesso per l’importanza che diamo ad ogni punto analizzato.

In una qualsiasi serie d’animazione una certa scelta dell’autore o dello staff, sia nella storia che nel reparto tecnico dell’opera, può causare reazioni ed interpretazioni diverse per ogni spettatore. Una scena mal animata può essere considerata un errore imperdonabile od un semplice dettaglio poco importante a seconda della persona che sta giudicando quell’opera. In numeri questo esempio si traduce in una situazione in cui mentre per la prima persona quello strafalcione tecnico toglie due punti netti alla serie, per il secondo magari non ne toglie neanche uno. Allo stesso modo un’eccellente storia può essere considerata di grande rilievo nonostante la scarsa qualità tecnica dell’opera, o al contrario semplicemente insopportabile ed impossibile da guardare.

Una piccola discussione sul tema che vi invito a leggere

La relazione tra voto e recensione

Poco fa vi ho mostrato come sullo store di Google l’inserimento di parole sia ormai del tutto facoltativo, mostrando come il loro sistema si basi interamente sui numeri. Da un punto di vista aziendale questa è l’unica soluzione plausibile per riuscire a mantenere il passo con l’immensa quantità di recensioni che ricevono ogni giorno, quindi l’adozione di questo sistema è assolutamente giustificabile.
Al contrario, però, per i siti vari e per i creators esso è uno strumento tanto diffuso quanto innecessario in quanto la sua utilità dipende dal testo, ma mai il testo dipende dal voto.

Mentre in una recensione scritta il voto può rappresentare un’addizione finale il cui scopo è riassumere brevemente l’opinione generale che si ha sul prodotto, una recensione di soli voti sarebbe alquanto ridicola. Pur così, l’inserimento di un voto come riassunto finale della propria opinione è comunque innecessario in quanto è possibile farlo allo stesso modo (e anche meglio) con l’uso delle parole, che sono uno strumento che non solo offre maggiori possibilità d’espressione, ma anche (quando ben usate) minor spazio al fraintendimento.
Il voto, infine, non può stare da solo e quando sta in compagnia delle parole svolge comunque una funzione innecessaria, pertanto la sua presenza è del tutto inutile.

Una considerazione finale

Mentre siti come MyAnimeList mostrano attraverso il voto come in realtà considerino l’arte alla pari di un qualsiasi oggetto su Amazon, i creators precedentemente descritti utilizzano l’arte come strumento per credersi colti o per mandare appositamente dei messaggi erronei e imprecisi.

Entrambi sono comportamenti a mio avviso sbagliati che dimostrano quanto poco queste persone capiscano di ciò che stanno guardando.

L’arte va raccontata per mostrare la sua bellezza a coloro che non la conoscono, non spiegata per vantarsi della propria intelligenza.

Elogio alla vera recensione

Sarebbe bello svegliarsi la mattina e trovare delle classifiche basate sull’impatto socio-culturale di certi capolavori dell’animazione.
Sarebbe bello accorgersi di come certe persone parlassero del coraggio e dell’audacia che alcuni animatori e direttori hanno mostrato nel portare avanti le loro idee rivoluzionarie; idee che poi hanno cambiato nel profondo il modo di fare anime.
Sarebbe bello aprire un qualsiasi social network e trovare una recensione pregna di passione per l’arte e ricca di particolari e osservazioni introvabili da qualsiasi altro creator.
Sarebbe bello vivere in un mondo in cui ai lettori interessino queste recensioni perché genuinamente spinti dalla curiosità di scoprire ciò che è nuovo e sconosciuto.
Sarebbe bello vivere in un mondo in cui l’arte non è strumentalizzata e in cui il suo forte messaggio non è imprigionato in un simbolo o manipolato per scopi politici.

Sarebbe bello che le persone comprendessero che non è possibile incatenare l’arte e il suo messaggio perché essa è caotica e selvaggia; caotica perché crea disordine seminando il dubbio; selvaggia perché non può essere imprigionata e perché una volta recepito, il suo messaggio fa di noi ciò che vuole e ci cambia nel profondo.


Spero d’esser stato il più chiaro possibile nell’esprimere la mia opinione e chiedo scusa nel caso abbia offeso qualcuno.

Se siete interessati all’argomento vi invito a pazientare fino al rilascio della seconda parte dell’articolo la prossima settimana: “Into the Analysis – parte seconda: critica alle finte recensioni”.
Nel frattempo qui sotto vi lascio qualche articolo per approfondire.

Articoli per approfondire:

https://www.eurogamer.it/articles/2015-02-10-perche-teniamo-i-punteggi-nelle-recensioni-editoriale

https://www.tripadvisor.it/ShowTopic-g1-i12394-k9475455-Utilita_delle_recensioni_cortissime_e_del_voto_utile-Aiutaci_a_migliorare_TripAdvisor.html

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