Into the Analysis – seconda parte: critica alle finte recensioni

Bentornati in Into the Analysis, la rubrica nella quale vi propongo la mia personale visione sul tema “recensioni”, sperando di scatenare delle riflessioni nel lettore. Quello di oggi sarà il secondo ed ultimo articolo di questa rubrica sul blog, e in quanto tale sarà quello in cui arriverò a delle conclusioni importanti. Per comprenderlo a pieno, però, è necessario aver letto la prima parte della rubrica, che potete trovare qui.

Nell’articolo precedente ho analizzato l’effetto che l’inserimento del voto ha avuto sulle recensioni e sui lettori, chiarendo quanto esso sia, oltre che per nulla oggettivo come criterio di giudizio, tutt’altro che positivo per l’immagine che il pubblico si fa dell’animazione.
Tutto il discorso del precedente articolo, però, non era in realtà null’altro che la preparazione per quello di oggi, nel quale analizzerò la stuttura di buona parte delle recensioni contemporanee, ovvero la struttura delle finte recensioni.

Il termine recensione infatti è estremamente abusato dai creatori di contenuti online -ma anche dai normalissimi utenti che, come vedremo, sono stati abituati a fare recensioni in un certo modo- e dimostra la loro poca conoscenza sull’argomento. Prima di iniziare con un breve ripasso delle basi ci tengo a chiarire che tutte le affermazioni che farò in questo articolo avranno valore soltanto se incluse nel contesto di recensioni di opere audiovisive e in particolare di animazione e cinema.

Definizione di recensione e conseguenze

In accordo con le informazioni che possiamo trovare su Wikipedia, la parola recensione deriva dal latino “rĕcensēre”, ovvero “esaminare, riflettere”, e il suo obiettivo è quello di analizzare un’opera.
A questo punto vorrei far notare come sia il termine analisi che esaminazione siano dei metodi di studio critico di un qualcosa volti all’attenzione nei particolari, ovvero dei metodi di giudizio che si basano su delle premesse incompatibili con le famose tre caratteristiche delle recensioni da me elencate nell’articolo precedente (velocità, comodità, semplicità).
Secondo la definizione appena chiarita, quindi, una recensione che non entra nei dettagli, così come una recensione che non scompone il soggetto analizzato in differenti parti, semplicemente non è una recensione. A questo chiarimento mi permetto di aggiungere un’altra atroce verità: una recensione breve ma che cerca di entrare nel dettaglio attraverso i voti non è una recensione.

Entrare nel dettaglio ha due conseguenze principali:

1. Sul voto

Il motivo per cui nella prima parte della rubrica ho definito come “disinformazione” il lavoro svolto da moltissimi creatori di contenuti, sia in Italia che all’estero, è legato profondamente all’abuso del voto. Se nell’articolo precedente l’ho definito come inaccurato e come un criterio di valutazione per nulla oggettivo, quest’oggi unirò queste due affermazioni nel seguente concetto: il voto è l’esatto opposto dell’entrare nel dettaglio, condizione che per definizione dobbiamo riconoscere come base di una recensione. Una “recensione” poco chiara o superficiale genera poca chiarezza nel messaggio che, unito al fatto che ogni opera artistica può avere un’ interpretazione diversa per ognuno, genera disinformazione – cioè trasmette al lettore un’idea che magari il creatore di contenuti neanche contemplava.

Allo stesso modo accompagnare una recensione da qualsivoglia voto non è che la riprova della negligenza del creatore di contenuti nell’esprimersi correttamente, o ancora peggio la riprova della volontà di lucrare sulla propria influenza a scapito della qualità del messaggio trasmesso (su questo secondo punto ci torno a breve). Non è null’altro che l’evidenza della vostra rassegnazione dinanzi al fatto che non avete parole per descrivere ciò di cui state parlando, non è nient’altro che la maschera dietro la quale nascondete la vostra ignoranza.

Tutte queste sensazioni, emozioni, idee e pensieri possono essere a stento descritte a parole, figuriamoci compresse in 10 righe od espresse attraverso una banale stella o un numero.

citazione della prima parte dell’articolo

2. Sull’accuratezza

La necessità di entrare nel dettaglio comporta anche l’obbligazione di sostenere le affermazioni che sottoponiamo ai lettori.
Ebbene, per quanto vi piaccia o no, per farlo è necessario fare spoiler; un giudizio che ne è privo semplicemente non è una recensione, e non lo è in quanto l’impossibilità di entrare nel dettaglio non permette al creator di fornire allo spettatore una visione completa ed accurata delle vicende della storia narrata (e non solo).
In quanto creator non mi è possibile mostrare una storia in modo preciso e dettagliato senza menzionarne gli avvenimenti proprio come non mi è possibile far comprendere la psicologia di un personaggio ai miei spettatori senza citare le motivazioni che l’hanno spinto ad agire in una certa maniera. Se pretendete di farlo la verità è che vi state dirigendo a voi stessi e non al vostro pubblico; parlate per soddisfare voi stessi e non gli altri.

Allo stesso modo si fatica (seppur meno) ad analizzare nel dettaglio il reparto tecnico di un’opera senza mostrare le scene su cui si basa la propria opinione -scene che molto spesso contengono spoiler.
Sicuramente nelle analisi del reparto tecnico è comunque possibile fornire un discorso molto più articolato rispetto all’analisi sulla storia, in quanto ad esempio è possibile parlare del compositing, delle OST, del doppiaggio, e perché no anche delle animazioni, esaminando scene che magari non contengono spoiler pesanti.

Sotto quest’aspetto è però importante precisare che essendo l’animazione una forma d’arte legata alla narrazione di una storia, questa tende a dare il meglio di sé nei suoi momenti più importanti, finendo inevitabilmente per limitare le possibilità di analisi per chi non ha intenzione di portare spoiler al proprio pubblico.
Questo per dire che, a meno ché non parliamo di opere prodotte da uno staff estremamente brillante (o dalla KyoAni) -che quindi riesce a fornire costantemente spunti interessanti da prendere in analisi- o al contrario una produzione poco ispirata, su cui magari si può parlare di cosa sia andato storto, le energie ed il talento degli animatori e dello staff in generale si riserveranno sempre per i momenti più importanti della storia.


Ciò che si può fare è un commento (uno dei più diffusi), una considerazione, una riflessione, un ragionamento o un giudizio veloce, ma MAI una recensione. E per carità, tutte queste altre forme di discussione sono più che apprezzate e per nulla di minor rilevanza, sono soltanto meno precise. Il problema, però, sta nell’utilizzazione dei termini che molto spesso i creators cannano completamente -sia volontariamente che non- appunto spacciando per recensioni dei testi che di recensione non hanno assolutamente nulla, o facendo le “recensioni a puntate” senza comprendere che non puoi giudicare nel dettaglio una storia estraendola dal contesto generale che l’autore ha ideato, e che potrebbe cambiare completamente da un momento all’altro.
Io non ce l’ho assolutamente con il contenuto che queste persone pubblicano (se non quando fornisce delle informazioni incorrette o volte a disinformare), ma con il nome che gli viene affibbiato.

Mi rivolgo per l’ennesima volta a voi creators che vi sentite chiamati in causa: vi prego di non fraintendere ciò che scrivo. Il mio non è un attacco nei vostri confronti e vi assicuro che l’ultima delle mie intenzioni è quella di giudicarvi. Il mio è un richiamo alla responsabilità da parte vostra. Un richiamo d’attenzione volto a farvi comprendere che 10 righe di opinioni personali non costituiscono una recensione e che voi siete responsabili dei contenuti che mostrate ai vostri lettori.
State includendo le vostre opinioni personali nella stessa categoria di testi scritti da persone che riguardano una scena di un anime frame-by-frame solo per fornire un giudizio tecnico più accurato ai lettori.
State includendo il vostro “la storia mi è piaciuta tantissimo” nella stessa categoria di persone che rivedono una serie anche 3-4 volte per comprenderla a pieno ed elencarne tutti i dettagli e particolari.

Poi si arriva anche alla piattaforma che utilizzate per fare recensioni: se il vostro progetto nasce su social networks come Pinterest, Instagram o Tumblr avete semplicemente scelto la piattaforma sbagliata per farlo perché il loro obbiettivo non è quello di ospitare spiegoni o lezioni, ma quello di permettere ai creators di condividere un’immagine, un lavoro. Semplicemente non c’è spazio per entrare nel dettaglio.
A mio avviso i vari social vanno considerati come una forma di fare pubblicità al proprio lavoro piuttosto che come la piattaforma nella quale proporli.

Su queste piattaforme possono al massimo crescere progetti d’animazione più “partecipativi” come, appunto, animazioni vere e proprie.
Vi porto in esempio il caso di Bahi JD, un animatore viennese che grazie proprio all’utilizzo di Tumblr e siti vari è riuscito a farsi un nome e ad iniziare a lavorare in Giappone come animatore.

Le due contraddizioni

Tra voi lettori i più attenti faranno notare come il metodo di recensione che tanto disprezzo sia in realtà lo stesso di quello usato da persone come Madame de Sablé: breve e privo di spoiler. Eppure questo è un paragone superficiale.

Prima dell’avvento di internet a redattare le recensioni erano famosi scrittori, critici o comunque esperti del settore, e la loro influenza, conoscenza e conoscenze permettevano loro di accedere agli strumenti adatti per pubblicarle (giornali, riviste). La recensione era di fatto una possibilità affatto aperta alle masse. Con l’arrivo di internet e della necessità di esprimere le proprie opinioni (di cui vi ho parlato nell’articolo precedente) il diritto alla recensione è stato concesso anche agli ignoranti in materia, fornendo loro la possibilità di avere voce in capitolo.
Il fatto che a scrivere recensioni fossero persone esperte, critici, scrittori, giornalisti o registi stessi è di fatto chiave per comprendere il seguente concetto (che è la base per cui il paragone non regge): seppur in modo breve le loro recensioni entravano nel dettaglio. La recensione di Madam Sablé riesce a fornire un’interessante riassunto dei contenuti dell’opera e del suo significato allo spettatore in modo estremamente chiaro e comprensibile. La sua descrizione, in quanto scrittrice ed esperta in materia, è un riassunto intenso e pieno di emozioni altresì indescrivibili neanche in cento pagine da una persona “qualunque”.
La sua recensione non è affatto facile da scrivere, veloce da comprendere e comoda da ottenere, ma anzi dimostra la sua incredibile abilità descrittiva ed espositiva, nonché la sua sconfinata capacità di comprendere a fondo ciò che sta leggendo.

Al contrario, oggi tutti abbiamo la possibilità di parlare, ma ciò non ci toglie il dovere di fare attenzione a ciò che diciamo e a come lo diciamo.

Si. Questa è tutta la “recensione”.

Generalizzare non è mai un bene, e se dicessi che tutti i commenti sono come questo qui sopra finirei per avere “qualcuno” sulla coscienza tra un qualche tempo (non preoccupatevi se non capite a cosa mi sto riferendo).
Tra la miriade di creators, infatti, ce ne sono ancora alcuni “alla Madame Sablé” che, data la loro grande conoscenza, riescono a riassumere brevemente le loro opinioni e a mandare un messaggio ben preciso e chiaro.
Questo eccellente consiglio di FAR, nel quale utilizza la sua profonda conoscenza sull’argomento per fare un discorso “breve ma intenso”, ne è l’esempio perfetto.

La seconda contraddizione che intendo anticipare sin da adesso è il pensiero secondo cui ad una maggiore accuratezza nella descrizione dell’opera corrisponda una minor possibilità di interpretarla in maniera personale, contraddicendo quindi lo scopo ultimo dell’arte che si vuole esprimere attraverso un giudizio dettagliato.
Anche questa è, però, una considerazione all’apparenza sensata che quando poi viene analizzata per bene risulta priva di senso.

L’accuratezza nel trasporre gli avvenimenti di un’opera e la psicologia di un personaggio, ad esempio, non è affatto sinonimo di imporre la propria visione su quella degli altri, ma una base sulla quale il lettore deve fondare la sua personale interpretazione delle vicende. L’interpretazione personale dell’opera non deve riferirsi all’opera stessa, ma a ciò che essa può insegnarci; al significato che ha sulla nostra vita.

La triste conclusione

Unendo le affermazioni dell’articolo precedente e di questo, possiamo quindi arrivare alla conclusione che le recensioni “finte” sono quelle in cui non troviamo spoiler e che accompagnano il giudizio con un voto finale (sia esso totale dell’opera o parziale nei vari reparti).
L’impossibilità di entrare nel dettaglio, causata dall’ignoranza sia sul tema animazione che sulla scrittura di un testo, forza questi creators a generalizzare il loro discorso e a riassumerlo in maniera fuorviante in un voto.
E, guardate un po’, queste sono le recensioni più comuni su siti come MyAnimeList, nei quali le opere artistiche vengono trattatate allo stesso modo che un qualsiasi prodotto su Amazon: trovato, usato, e valutato come fosse un oggetto.

Il termine valutato non è affatto casuale, anzi. Valutare vuol dire assegnare un valore, e spero abbiate compreso con questi due articoli che il valore dell’arte non è lo stesso per tutti e che non puoi trattare un dipinto od una pellicola cinematografica allo stesso modo con cui tratti il calzascarpe in sconto su Zalando.
Questa oggettivizzazione dell’arte non finisce comunque qui, ma anzi viene abusata ancora più vergognosamente quando sfruttata in modo disonesto o consapevole per attirare l’attenzione di più persone che a loro volta imiteranno il loro comportamento e creeranno tutti gli stessi contenuti.

Se voi siete dei creatori di contenuti che portano recensioni di questo tipo vi sfido a riflettere sulle origini del vostro stile di redazione. Vi posso assicurare che esso proviene dalle miriadi di recensioni tutte uguali con le quali avete sicuramente avuto a che fare prima di iniziare il vostro progetto online.
Bene, sappiate che adesso anche voi siete inclusi in quella marea di content creators tutti uguali che espongono le loro ottime idee tutti allo stesso modo e in maniera poco accurata. Siete parte del problema e del poco interesse che il pubblico mostra verso la vera animazione: quella che richiede attenzione ai particolari, studio e pazienza. Così come siete stati abituati a pensare che le cose sono semplici e che possono essere sempre spiegate facilmente, state abituando altre persone che a loro volta ne abitueranno altre.

La triste verità, però, è che quelle “recensioni” che tanto disprezzo sono quelle che più destano l’attenzione dello spettatore in quanto, proprio in accordo con le tre caratteristiche delle “finte recensioni”, quest’ultimo cerca una valutazione facile da comprendere, veloce da leggere e comoda da ottenere.
Queste sono le regole del mercato alle quali vi sentite in dovere di rispondere e alle quali sentite il bisogno di adattarvi.
Per quanto possa comprendere la voglia di aumentare il proprio seguito con il fine di “portare l’animazione a più persone”, quello che state portando è in realtà un’immagine distorta e inaccurata di ciò che state descrivendo, una sottocategoria del discorso volto alla cultura che però di cultura non ha niente.


Qual è, quindi, la soluzione? dare l’esempio.
Cercare di dare un’opinione unica e al contempo accurata è un lavoro difficile ma non impossibile. Un lavoro che seppur non riscontri grande successo in termini di seguito può almeno fornire spunti interessanti a quelle poche persone che lo prendono sul serio. Un lavoro che farà crescere quelle persone e le farà maturare, facendo comprendere loro la bellezza dell’animazione e il suo ineguagliabile valore.
Dare l’esempio è un lavoro i cui effetti si vedranno a lungo termine; un lavoro necessario e fatto per il bene della community anime italiana.
Non vorreste essere anche voi la causa di questa crescita?

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