Haikyuu!! – To the top | Verso Takashi Mukouda

Nel mezzo(?) del cammin della sua vita, Haikyuu!! si ritrovò per una selva oscura, che il diritto design era smarrito. O, in realtà: “…che il design al quale c’eravamo abituati era smarrito.”

Brutto trauma, si. E non solo, forse anche una scelta sconsiderata, penseranno alcuni. Per ben tre stagioni il team capitanato dal bravissimo Susumu Mitsunaka ha costruito sulle fondamenta del suo approccio dettagliato e realistico un grattacielo dalla fortissima identità visiva, capace di materializzare su schermo con creatività e personalità il brivido dell’attività sportiva, e nello specifico della pallavolo, come nessuno mai è riuscito prima d’ora.

La formula di successo adottata da Production I.G ha dato ad una storia comunque già molto popolare nella sua versione cartacea quella spintarella necessaria a farla decollare prepotentemente anche al di fuori dei confini del Sol Levante, insaporendo al contempo tutti gli ingredienti della narrazione messi sul piatto dal mangaka Haruichi Furudate… per poi venire brutalmente messa da parte proprio quando ormai era diventata inscindibile con la serie.

Dubitare della sanità mentale di chiunque abbia preso una scelta del genere è più che legittimo, però è chiaro che lo staff fosse ben più che consapevole delle motivazioni alla base del successo del loro bambino. Cavolo, l’hanno partorito loro. Se quindi lo sapevano ma hanno comunque deciso di virare altrove, vuol dire che avevano le loro buone ragioni.

La prima è di natura artistica, e riguarda il percorso evolutivo meno improntato su di un eccessivo realismo imboccato dallo staff negli anni in cui Haikyuu!! è rimasto in pausa. La seconda invece è di natura produttiva, e riguarda il progressivo deterioramento delle condizioni di lavoro generali dell’industria d’animazione, che ha finito col rendere un obbiettivo come quello del perseguimento di un alto livello di dettagli e di fedeltà alla realtà sin troppo difficile da sostenere per lo staff.

Per quanto possa sembrare assolutamente blasfemo per alcuni, la verità è che allontanarsi da un’estetica che fa dell’accurata riproduzione della realtà il cuore pulsante della propria proposta creativa è una scelta che non deve essere interpretata, soprattutto in luce delle necessità produttivo-gestionali, come una sconfitta a causa della quale ci si è dovuto rassegnare ad un “inferiore” approccio irrealistico.

Piuttosto, va intesa come una decisione volta a non compromettere in maniera netta la qualità generale dell’adattamento e come un’occasione sia per chi fruisce dei cartoni che per chi li crea per confrontarsi con quello che è in tutto e per tutto un altro ramo dell’arte, e non una “versione monca del realismo”. La grandezza con cui le tre stagioni precedenti si sono presentate ha sicuramente reso molto più difficile ammetterlo, ma la verità è che Haikyuu!! può essere anche qualcos’altro.

Takashi Mukouda è indubbiamente l’addizione più significativa nel repertorio della quarta stagione, e non soltanto perché l’artista è riuscito in pochissime apparizioni a donare ad una serie già strapiena di chicche visive un nuovo, brillante marchio di fabbrica, ma anche e soprattutto perché è proprio nella sua figura che converge la graduale evoluzione stilistica imboccata da Production I.G nella sua proposta spokon.

Sia Welcome to the ballroom che Run with the wind, ovvero gli adattamenti che hanno di fatto spinto Haikyuu!! in pausa, sono state serie gestite da registi decisamente meno “ossessionati” dal realismo, la cui visione più aperta ha quindi permesso lo sviluppo di rappresentazioni in stili diversi rispetto a quello con cui lo staff si era approcciato alla serie sulla pallavolo sino a quel momento.

E si da il caso che il nostro buon Mukouda fosse proprio l’ace animator  di entrambi questi progetti. Nel primo ha contribuito ad un botto di scene importanti, nel secondo invece si è reso responsabile di una grossa fetta delle impegnative e frequenti scene di corsa e delle brevi scene d’intermezzo (proprio come in Haikyuu!!), oltre che del solito contributo da MVP nei momenti narrativamente più rilevanti.

Ma, cosa più importante, Mukouda è prontamente diventato l’esponente principale della nuova identità di Production I.G: colui che pur non dipendendo necessariamente dai design originali è comunque riuscito a far comprendere quanto l’idea di fondo di un approccio “essenziale” possa portare con se risultati positivi e dannatamente fichi.

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La “chicca visiva” di Mukouda

E, indovinate un po’, anche nella quarta stagione di Haikyuu!! il contributo di Mukouda si è rivelato determinante. Se infatti questa è riuscita a riproporre, seppur in salse e dosi diverse che certamente possono scatenare le dovute impressioni positive o negative, quella genialità e creatività nella messa in scena alla quale ci ha sempre abituati sin dall’inizio è soprattutto merito dell’artista, sia direttamente che indirettamente.

Perché si, come era già possibile intuire da quanto detto poco fa, il contributo di Mukouda va ben oltre ciò su cui ha effettivamente messo mano. Le prove sono davvero a portata di mano, basta guardare il percorso evolutivo della bravissima Sachiko Fukuda, conclusosi, almeno fino ad ora, con una scena in cui quasi quasi non la si riesce più a distinguere da colui che tutto sommato è il suo mentore.

Le fondamenta cartoonesche dell’artista, nate dalla sua esperienza nello studio Dogakobo, sono però presenti, pur se in maniera non eccessivamente vistosa, anche nell’appena menzionato salto di Hinata. Le linee che costituiscono il nostro protagonista, specialmente quelle delle caviglie e dei piedi, danno vita ad una consistenza che sembra quasi gommosa e soprattutto ignorano le proporzioni che un corpo di quella statura dovrebbe avere.

Il percorso di ricerca di una riproduzione meno fedele alla realtà è sicuramente ciò che accomuna i due artisti, ma anche se probabilmente è troppo presto per stabilire se questo suo ultimo lavoro sia il culmine del suo percorso evolutivo al fianco di Mukouda, un mero tributo o magari un rumoroso step evolutivo che poi si tradurrà in un qualcosa di diverso, quel che è certo è che per adesso Fukuda si è dimostrata molto più propensa ad ignorare le regole dell’anatomia e disposta ad allontanarsi maggiormente dai design originali rispetto al suo maestro.

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A sinistra Mukouda, a destra Fukuda

Nel momento di materializzare la sua visione, Mukouda identifica gli appigli ai quali lo spettatore si affida per riconoscere il mondo per com’è davvero e li piega senza però spezzarli del tutto. Le linee che vanno a formare i personaggi, infatti, non disconoscono per davvero la reale conformazione di un corpo né tanto meno convergono in un tutt’uno improbabile o sproporzionato… tranne quando lo fanno per davvero.

Tuttavia, la natura di “eccezione che conferma la regola” diventa, nel caso di Haikyuu!!, palese quando ci si accorge che a spingerlo verso una direzione più estrema sono determinate esigenze narrative, come in questo caso quella di riprodurre visivamente la natura di piccolo gigante di Korai. Non c’è dubbio sul fatto che l’animatore sarebbe ben più che capace di accentuare le caratteristiche che definiscono il suo stile, ma in assenza di una vera motivazione per farlo egli rimane ancorato ad un approccio meno estremo.

La padronanza di quest’arte che dimostra costantemente nello svolgere il suo lavoro, identificabile anche guardando gli ambiziosi layout che sforna con una semplicità sbalorditiva, e non solo in Haikyuu!!, risulta quindi nella creazione di un mondo immaginario che segue le regole di funzionamento di quello reale ma che è abitato da persone che invece sembrano non appartenere ad esso del tutto.

Ecco quindi la problematica che il nuovo character design ha tentato di risolvere attuando il processo di semplificazione dei design di personaggi, volto quindi a creare già di suo una base che possa addolcire per lo spettatore lo stacco tra la realtà, prima ripresa con troppi dettagli, e l’approccio “diverso” di colui che è in fin dei conti l’animatore più incisivo della versone 2.0 di Haikyuu!!.

È chiaro che quello di Mukouda non è una sconclusionata necessità di mostrare le sue doti, quanto piuttosto un incessante tentativo di cogliere lo spirito stesso della pallavolo in tutta la sua magnificenza ed impiantarlo su chi lo pratica.

L’azzeccatissimo atto di deformare i corpi dei personaggi come quasi a fonderli con l’adrenalina e il momentum che scandiscono lo svolgimento delle partite, ma anche l’iconica rappresentazione del piede dei personaggi che sbatte prepotentemente a terra dopo la rincorsa per la schiacciata, sono senz’altro delle forti dimostrazioni dell’interesse dell’animatore di cogliere a pieno il brivido dello sport in questione per poi riversarlo materialmente su schermo.

Mentre Korai corre verso il pallone, il suo intero corpo assume una forma slanciata, come fosse una freccia scoccata in avanti.

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Osservate il mento

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Se mi chiedeste qual è il lavoro che maggiormente rappresenta l’apporto dell’animatore in Haikyuu!!, ma anche in generale l’evoluzione dello staff, allora sarebbe difficile non essere d’accordo con le considerazioni del buon kViN sulla scena d’apertura della nuova opening della serie, dove vediamo Hinata alzarsi con enorme difficoltà da terra. La sensazione di “stranezza” che la vista delle mani e del polso del personaggio scaturisce trova la sua origine in dei disegni costituiti da un numero essenziale di linee che nell’insieme creano forme meno articolate e spigolose di quelle che ci si aspetterebbe di vedere in una mano. Disegni che però nel complesso convergono in un risultato finale pregno di espressività e soprattutto realisticità nella trasposizione del movimento.

Guardare la mano di un Hinata, probabilmente schiacciato dal peso della sua stessa debolezza, fare contatto con il terreno è incredibilmente soddisfacente in quanto restituisce con una spaventosa accuratezza quella sensazione di tattilità che nei live-action si da per scontato ma che in animazione non è affatto una garanzia, specialmente se le premesse sono quelle di un team che ha virato altrove dall’approccio che, teoricamente, ci si aspetterebbe la restituisse con maggiore accuratezza.

Hinata è in un momento di estrema fragilità, e ciò non è evidente soltanto dalla palese difficoltà che trova nell’alzarsi, ma anche e soprattutto dai suoi polsi piccoli e terribilmente fragili, messi in risalto dal contrasto di proporzioni con le sue grandi mani. All’interno delle parti del corpo che l’animatore ha disegnato vive l’intera anima del personaggio: vivono le difficoltà che sta affrontando e infine l’inesauribile determinazione con cui le affronta.

Alla base di questa sua affascinante capacità di fare tira e molla con realtà vi è però una profonda comprensione di quest’ultima. Comprensione la cui riprova risiede ben più alla luce del sole di quanto lo faccia la spaventosa sicurezza con cui stende le sue linee. Basta guardare la sua gestione del peso e l’interazione dei tessuti con il vento, due esempi lampanti di una fedeltà che, se chiedete a me, nella sua concezione di fondo ha ben poco da invidiare ai grandi teorici del realismo che lavorano nel settore.

Mukouda non è un animatore che dinanzi alla complessità del mondo che lo circonda tenta di aggirare le sue limitazioni nel riprodurlo trascurandone il funzionamento, piuttosto è uno che, avvalendosi del divino potere concessogli dalla sua matita, decide volontariamente di sottomettere la realtà al suo personale modo di interpretarla senza però mai virare troppo lontano da essa. E se riesce in un’impresa del genere; se riesce con poche linee a trasmettere tutte le informazioni necessarie allo spettatore per giudicare quanto vede come plausibile, è perché la realtà l’ha studiata e compresa.

Per approfondire

Articolo di Kevin sul Sakuga Blog

Articolo di Geth su Artist Unknown

Profilo di Takashi Mukouda sulla booru

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