Questo post è una traduzione da me realizzata di questo articolo scritto da Jimmygnome9 e pubblicato su Wave Motion Cannon. Tenete a mente che stiamo parlando di un articolo uscito nel 2016 e che quindi non costituisce la migliore delle letture da fare se il vostro obbiettivo è quello di informarvi sullo stato attuale dello studio. Alcune opinioni dell’autore si sono rivelate incorrette con il passare del tempo, però se cercate un testo stimolante che vi permetta di riflettere su Shaft, di esplorare lo studio un po’ più a fondo e di approfondire il ruolo di certe personalità che dall’ombra ne hanno portato avanti l’anima per diversi anni, avete fatto centro.
In Occidente ci sono parecchi luoghi comuni su Akiyuki Shinbo e il suo ruolo all’interno di Shaft. Il pubblico mainstream lo venera come se fosse l’unico regista dello studio e molte fonti inglesi supportano questa credenza. Basta farsi un giro su Wikipedia per notare come la maggior parte delle serie animate targate Shaft che è possibile trovare sul sito vedano Shinbo nel ruolo di director, e persino Anime News Network raramente menziona qualcun’altro all’interno degli articoli che dedica allo studio.
Se da un lato affermare che Shinbo sia l’unico regista di Shaft è senza dubbio incorretto, dall’altro va detto che è facile comprendere le ragioni per cui questo mito ha continuato a diffondersi col passare del tempo. Il regista viene creditato come director (監督) o chief director nella maggior parte delle serie da loro prodotte, e il suo stile ha avuto un’enorme influenza sull’industria d’animazione giapponese. Per queste ragioni il pubblico viene indotto a credere che la sua sia una funzione determinante sul piano creativo, ma la verità è che Shinbo sta soltanto occupando quel ruolo di leader che ha permesso Shaft di conservare quell’immagine di studio stravagante che si è costruito col tempo.
Ma facciamo un passo indietro. Shinbo ha iniziato a lavorare per Shaft durante un periodo di transizione avvenuto dopo il ritiro del precedente chief director, Wakao Hiroshi. Il producer Kubota Mitsutoshi si diede da fare per rivitalizzare lo studio e finì col procedere all’assuzione di nuovo gruppo di individui dal particolare stile grafico. E a gestirli c’era proprio Akiyuki Shinbo, a cui fu affidato il ruolo di mentore del gruppo. Lui, insieme al suo braccio destro Shin Oonuma, si fece carico della totalità delle produzioni anime di Shaft per diversi anni.
Col passare del tempo, però, Shinbo iniziò a farsi gradualmente da parte per fare spazio ai membri più giovani dello staff, molti dei quali avevano già contribuito in maniera significativa alla crescita dello studio. In quest’occasione mi piacerebbe dar loro un po’ di meritata visibilità e parlare sia della loro rispettiva posizione che del loro impatto all’interno dello studio.

Tatsuya Oishi
Oishi viene spesso identificato come la terza colonna portante del trio storico di Shaft, ovvero Shinbo-Oonuma-Oishi, eppure non è finito per davvero sotto i riflettori fino a quando, nel 2009, ha diretto Bakemonogatari, l’adattamento animato dell’omonima e popolarissima light novel di Nisio Isin. Oishi è uno dei registi più inclini alla sperimentazione sul piano visivo dell’intero studio, e molte delle sue tecniche hanno finito col costruire quello che oggi è riconosciuto come “stile Shaft”.
Per quanto sia chiaro che Oishi abbia ereditato parecchio dal suo mentore Shinbo, ciò che lo separa dai suoi colleghi è la sua abilità come designer. Oishi si concentra in quelle aree dell’animazione spesso trascurate durante il processo di produzione, su dettagli marginali come la tipografia e la scelta dei colori. Eccelle nella realizzazione delle opening perché in grado di sfruttare al meglio l’assenza di restrizioni che gli concedono. Questa libertà gli permette di utilizzare il suo talento per raggiungere lo scopo più importante delle sigle — fare pubblicità [al cartone] e creditare [gli artisti che ci hanno lavorato].
Basta guardare le varie sigle d’apertura di Pani Poni Dash per notare l’applicazione dei principi sui quali si basa il suo stile. Ogni frame è singolare e vistoso, i colori saltano alla vista e i crediti sono stilizzati e organizzati in modo da rendere le immagini più gradevoli alla vista. Oishi non si cura tanto del contesto della serie, bensì lo rimpiazza con delle esagerate gag visive e con dei personaggi oggettificati in modo da comprimere la comicità otaku in stile slapstick che caratterizza Pani Poni Dash in degli short di un minuto e mezzo che risultino tanto memorabili e divertenti quanto la serie vera e propria.
Ma ciò che rende Oishi ancora più interessante è il modo in cui applica queste stesse tecniche all’interno degli episodi. Le puntate alle quali lavora tendono ad essere le più fantasiose e meglio prodotte dello studio, e inoltre risultano molto meno influenzate dallo stile di Shinbo. Oishi riesce infatti ad implementare il suo proprio stile, che consiste nell’inserimento di un maggior numero di cut stilizzati, di una tipografia elaborata e nell’integrazione della fotografia.
Oishi è stato formato affinché potesse diventare il prossimo leader dello studio sin dal 2008, quando gli fu affidato un ruolo di maggiore influenza su Hidamari Sketch x365. Quello fu di fatto il primo passo che lo condusse successivamente al suo debutto come regista in Bakemonogatari, dopo il quale purtroppo dovette fermarsi a causa delle difficoltà che trovò nel dar vita a Kizumonogatari. Ma dato che adesso i film sono usciti, sono convinto che in futuro tornerà ad essere una figura importantissima per Shaft.

Yukihiro Miyamoto
Yukihiro Miyamoto è uno dei registi moderni più conosciuti di Shaft e ha lavorato alla maggior parte delle serie che lo studio ha prodotto sin dal suo arrivo nel 2006. È più facile vederlo lavorare su serie comiche come Sayonara Zetsubou Sensei, Arukawa Under the Bridge, e Maria†Holic, però l’opera che l’ha reso famoso è senza dubbio Puella Magi Madoka Magica, nella quale ha lavorato come series director.
Quello di Miyamoto è uno stile più sistematico e semplice rispetto a quello di Oishi e Shinbo, e comprende una maggiore preoccupazione nei confronti della creazione di immagini simmetriche, dell’inserimento di colori piatti e dell’utilizzo di ripetizioni. Queste sue caratteristiche gli hanno permesso di eccellere nella direzione di opere dallo stile comico alle quali infatti lavora con più frequenza, dilettandosi nell’allestire un siparietto comico iniziale per poi svilupparlo nel corso dell’episodio. Miyamoto tende inoltre a conservare una maggiore fedeltà verso il materiale originale dei suoi adattamenti rispetto ad altri suoi colleghi. Basta notare come Sayonara Zetsubou Sensei diventi sempre più fedele al manga man mano che il regista acquista più controllo sulla serie.
Miyamoto è sempre pronto a mettersi in gioco. Persino agli inizi della sua carriera ha fatto da episode director ad alcuni degli episodi più strambi di Sayonara Zetsubou Sensei per poi dirigerne il sequel, una delle storie più bizzarre e pazzoidi che Shaft abbia mai adattato. La sua serie più popolare, Madoka, è stata oggetto di elogi in tutto il mondo per la sua atmosfera surreale e spettacolare.
La ragione per cui è possibile identificare tanti stili diversi all’interno dei suoi lavori è che, da bravo regista qual è, Miyamoto ha degli ottimi contatti, attira con frequenza staff dall’esterno e pone molta fiducia nei giovani, arrivando ad affidar loro la creazione degli storyboard o anche il ruolo di episode director. Infatti, lui è stato quello che ha originariamente introdotto la troupe Gekidan Inu Curry nello studio dopo averli conosciuti durante una lezione alla Yoyogi Animation Gakuin. La loro prima collaborazione avvenne per l’opening di Goku Sayonara Zetsubou Sensei e da quel momento hanno continuato a lavorare insieme ai design dei vari incontri con le streghe di Madoka.
Considerando la sua abilità di promuovere nuovi talenti e la frequenza con la quale ha continuato a dirigere nuove serie sin dal 2008, potremmo definire Miyamoto come una figura emblematica dell’attuale Shaft. La sua influenza ha persino iniziato ad espandersi fuori dallo studio quando alcuni suoi allievi, come Shinichi Omata, hanno lasciato lo studio per creare la propria scuola. In questo modo Miyamoto ha posto le basi per diventare il successore di Shinbo.

Tomoyuki Itamura
Mentre l’alba di Shaft è stata senza dubbio merchiata da Shinbo e Oonuma e successivamente da Oishi e Miyamoto, quella contemporanea fa affidamento quasi completamente su due registi per le loro serie stagionali, e Tomoyuki Itamura è uno di questi.
Itamura è colui che è stato scelto per rimpiazzare Oishi alla guida delle Monogatari series mentre quest’ultimo stava lavorando a Kizumonogatari, però buona parte della sua influenza stilistica arriva in realtà da Miyamoto. Ciò è dovuto al fatto che Itamura ha lavorato nella maggior parte dei casi a serie dirette proprio da Miyamoto, come Zetsubou Sensei, Arakawa e Denpa Onna per poi prendere le redini delle Monogatari series.
Con ciò non voglio affermare che Oishi non abbia avuto alcuna influeza su Itamura, dato che ha lavorato al suo fianco a Hidamari Sketch x365 e a Bakemonogatari, però considerando che dopo quest’ultima serie Oishi è praticamente sparito è naturale che abbia finito col prendere di più da Miyamoto. Questa è la principale motivazione per cui le stagioni delle Monogatari series che sono state dirette da lui sono visivamente più statiche e meno innovative di Bakemonogatari.
Detto ciò, Itamura è cresciuto parecchio come regista nel corso degli ultimi cinque anni. Sin da Tsukimonogatari ha chiaramente trovato il suo stile, che è possibile identificare nell’inserimento di brevi scene riempitive nelle quali appaiono i numeri dei capitoli ritagliati e nel costante cambiamento della scenografia simbolica, e recentemente ha mostrato una sperimentazione ancora più accentuata con Owarimonogatari.
Sarà interessante osservare la direzione che il regista prenderà in futuro. Itamura non ha avuto molte opportunità di assumere un ruolo importante fuori dai vari progetti targati Monogatari se non per il suo debutto con l’OAV di Ala Alba, e dato il suo recente sviluppo artistico sono curioso di vederlo lavorare ad altre serie animate.

Naoyuki Tatsuwa
Naoyuki Tatsuwa è al momento uno dei registi più rinomati di Shaft insieme ad Itamura. Durante i primi anni [del team Shinbo] ha lavorato come key animator, contribuendo parecchio alla produzione di Pani Poni Dash e Negima, però è durante la produzione di Zetsubou Sensei che gli è stato permesso di ricoprire nuovi ruoli, come quello di episode director e di storyboard artist. Da quel momento in poi ha seguito le orme di Miyamoto, iniziando a lavorare come assistant director in molti dei suoi progetti.
Il suo primo grande progetto da regista arrivò nel 2010 con Soredemo Machi wa Mawatte Iru, una serie abbastanza lontana dagli standard di Shaft. La sua componente grafica è molto più concreta, priva degli elementi astratti o delle stilizzazioni che la maggior parte dei fan dello studio si aspetterebbero. Invece, l’anime trova il suo punto di forza nel contributo degli animatori, che riescono a trasporre i personaggi e i dettagli del mondo che li circonda in tutta la loro bellezza. Il risultato è una commedia slice of life soddisfacente e piena di vita, uno di quei show in cui Tatsuwa riesce ad esprimersi al meglio.
L’anno successivo diresse l’OAV di Katte ni Kaizou, che, essendo un adattamento di un’altra opera di Koji Kumeta, prende ispirazione dallo Zetsubou Sensei di Miyamoto. Questa è stata sicuramente l’opera di Tatsuwa più vicina allo stile di Shaft, considerando che il regista tende ad adottare uno stile più realistico rispetto ai suoi colleghi.
Oggigiorno è famoso per aver adattato Nisekoi, che purtroppo vacilla a causa dell’inclusione ingiustificata dei vari marchi distintivi dello studio. Volti inclinati e frequenti inquadrature poco convenzionali vengono forzate all’interno dell’opera senza però aggiungere nulla, quasi come se Tatsuwa avesse dovuto farlo per forza, finendo per condannare la regia ad un deludente livello amatoriale.
Fortunatamente la sua serie più recente, Kofuku Graffiti, gli ha permesso di recuperare parecchio terreno. Allontanandosi dallo stile dei suoi colleghi per poi concentrarsi nello sviluppo di un atmosfera spensierata e incentrata sulla cucina, Tatsuwa ha dimostrato di essere un regista particolarmente affine agli slice of life con un enorme occhio per i dettagli.
Seppur possa sembrare la pecora nera dello studio, Tatsuwa è in realtà un direttore unico per Shaft. Le sue tecniche potrebbero sembrare banali se comparate con quelle dei suoi colleghi, però l’aver trovato la propria strada lo rende sicuramente un direttore capace di gettare una ventata d’aria fresca all’interno dello studio.

Nobuyuki Takeuchi
Infine, l’ultimo artista di cui mi piacerebbe parlare è Noboyuki Takeuchi, una figura attiva sin dai tempi di Tsukuyomi Moon Phase che successivamente ha lavorato sia come designer che come visual director per un grande numero di serie Shaft.
Takeuchi, inizialmente key animator, fu uno dei tanti a lavorare a Revolutionary Girl Utena sotto le direttive di Kunihiko Ikuhara, al quale si è ispirato parecchio. Ha assimilato alcune delle tecniche visive usate in Utena, tra le quali possiamo trovare l’uso di silhouettes e la creazione di strutture architettoniche complesse, per poi incorporarle successivamente nelle produzioni Shaft. È possibile notare tali elementi in quei pochi episodi in cui ha lavorato come storyboard artist, tali come il primo episodio di Maria†Holic e i primi cinque episodi di Bakemonogatari.
Takeuchi è tutt’ora attivo e sta lavorando in veste di production designer agli adattamenti più recenti targati Monogatari, ma personalmente mi piacerebbe molto vederlo dirigere un suo progetto personale.
Al momento della scrittura di questo articolo Shaft è nel suo quarantesimo anno d’attività. Oltre ad essere l’anno del rilascio dell’attesissimo Kizumonogatari e dei tanto desiderati OAV di Prism Nana, realizzati per promuovere giovani talenti, il 2016 è anche l’anno nel quale potremmo vedere uno dei loro adattamenti andare in onda su NHK. Lo studio affronterà sicuramente degli importanti cambiamenti nel breve termine. Se da un lato dubito che Shinbo cederà la sua posizione di figura principale dello studio, è chiaro che Shaft tenterà di investire nelle idee di nuovi talenti, e muoio dalla voglia di vedere in che modo cercheranno, ancora una volta, di rivitalizzare lo studio.
A voi e ad altri 40 anni di attività. Lunga vita a Shaft.