Un profondo e doveroso ringraziamento va fatto all’insostituibile FAR di FAR from Animation, che ha deciso di collaborare a questa mia idea prestandomi la sua vasta conoscenza per approfondire ulteriormente certe incognite – trasformando un testo ben lontano dalla perfezione nell’articolo che state leggendo attraverso un minuzioso check, delle istruttive correzioni e alcune aggiunte senza le quali non sarei potuto arrivare a questo risultato.
One Punch Man è sicuramente uno degli anime che più ha fatto parlare di sé in Occidente, consacrandosi come “prodotto mainstream” in un batter d’occhio e arrivando persino ad invadere lo spazio di coloro che con l’animazione non hanno nulla a che fare. Innumerevoli sono stati i creators che fiutando l’affare si sono fiondati sull’argomento, assicurandosi milioni e milioni di facili click e visualizzazioni da parte dell’utenza. In poco tempo l’anime ha ispirato articoli, meme di tutti i tipi, artisti, canali YouTube sul fitness, video discutibili, presunti scenziati, cover varie e chi più ne ha più ne metta. Insomma, l’opera di ONE divenne l’argomento hot del momento, e per acquisire un minimo di notorietà non c’era altra scelta se non quella di parlarne in qualche modo.
Più di tre sono ormai gli anni passati dall’ultima puntata uscita, e per tutta la loro durata il mondo è fedelmente rimasto in attesa del ritorno della seconda stagione… che però si è presentata al pubblico con un trailer alquanto deludente il cui unico effetto è stato quello di sgonfiare le aspettative dei fan che, notato il ridicolo divario tecnico con la prima stagione, hanno reagito scatenando il putiferio. La maggior parte delle persone ha attribuito il peso di questo imperdonabile peccato all’assenza dello studio Madhouse (nel quale venne realizzata la prima stagione), ed alcuni hanno invece menzionato l’assenza di Shingo Natsume o ricordato quanto “J.C. Staff sia uno studio mediocre senza personalità”. Ma possiamo davvero affermare con tranquillità che la risposta alla domanda “Perché One Punch Man è brutto” sia così semplice ed intuitiva? Siamo davvero sicuri al cento per cento che affidando la serie a Madhouse non saremmo arrivati a questo punto?
Prima di entrare nel merito lasciatemi fare un dovuto chiarimento: se ad incitare il vostro clic sull’articolo è stato il titolo (ahimé) clickbait, permettetemi di far chiarezza sin da subito riguardo la mia posizione su One Punch Man 2: no, non penso sia brutto. Penso lo sia il suo inizio, ma ritengo sia ancora presto per i giudizi complessivi. Di speranze, comunque, ce ne sono poche e spero che una volta arrivati a fine articolo capiate il perché.
Tutti a parlare di quanto brutta sia la seconda stagione, ma siamo sicuri che il suo arrivo fosse così scontato?
Analizzando l’enorme impatto che la serie ha avuto qui da noi la risposta a questa domanda sembrerebbe abbastanza ovvia, ma in realtà le cose non stanno proprio così. Seppur sia vero che gli spettatori occidentali accolsero la serie estremamente bene, non possiamo assolutamente dire lo stesso per quelli giapponesi. Le vendite DVD furono del tutto nella norma e non si avvicinarono neanche lontanamente a rappresentare quel terremoto che invece avvenne qui da noi. Certo, è l’aumento delle vendite del manga che in realtà conta di più in quanto ci terrei a ricordare che l’animazione in Giappone viene concepita nella maggior parte delle volte con l’unico scopo di pubblicizzare l’opera originale, ma anche il merchandise e il numero di vendite dei vari BD sul piano generale hanno molta importanza. In questo caso specifico. tuttavia, questi ultimi due vanno presi in considerazione in maniera molto limitata per tutta una serie di ragioni legate al comitato di produzione, relegando quindi i dati da tenere in conto semplicemente alle vendite del manga e allo sharing televisivo. Ma ciò che è importante sottolineare in tutto questo marasma di dati è che, in questo specifico caso, per noi occidentali non c’è neanche un posto in ultima fila. L’industria d’animazione giapponese si sta sicuramente aprendo in maniera lenta ma costante verso il mercato esterno, ma per quanto riguarda One Punch Man il comitato di produzione ha dato assoluta priorità a quello giapponese. Ma cos’è questo fantomatico comitato di produzione? A rispondere a questa domanda ci ha già pensato FAR di FAR from Animation sul suo sito.
“Un comitato di produzione (製作委員会方式 ) è una società formata da varie aziende per produrre e vendere un anime. [..] Le diverse entità collaborano mettendo al servizio del progetto le proprie skill tecniche per trarre un profitto. C’è chi si occupa di fare scouting per comporre il cast, chi promuove l’anime, chi produce le musiche, chi realizza e vende Blu-ray e merchandise. Unendosi in questo modo, anche se il cartone animato si rivelasse un cattivo investimento le perdite verranno comunque distribuite tra tutti i componenti della società. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, gli studi d’animazione che effettivamente realizzano il prodotto finito spesso non fanno parte del comitato: per mancanza di adeguate risorse economiche essi non sono in grado di inserirsi in questo organismo e finiscono col trasformarsi in un mastodontico artigiano che produce una caterva di disegni su commissione a prezzi bassissimi”.
Insomma, quello che da noi è sembrato un annuncio scontato è stato in realtà un grande azzardo che, purtroppo, si è rivelato con questo terribile inizio esser stato anche gestito male dai responsabili, terminando infine in un progetto che per adesso si prospetta fallimentare…e già dal secondo PV il mondo ha iniziato ad accorgersene.
Oltre agli evidenti problemi che ho menzionato su Instagram, ciò che più spaventò il pubblico fu il fatto che tutte quelle scene poco rassicuranti sono state estratte tutte dal primo episodio, proprio a confermare che sia l’unico pronto. Ma ad uccidere le speranze è stato proprio quest’ultimo, nel quale assistiamo alla triste ed inconfutabile prova della qualità generale della serie: La colorazione, oltre ad essere meno vivace rispetto alla prima stagione, è sgradevole alla vista in quanto fa un utilizzo dei gradienti davvero eccessivo che si riflette sui personaggi creando un fastidioso “effetto abbronzatura”. Le inquadrature non riescono a dare tridimensionalità alle scene d’azione e la telecamera è costretta a fornire una visione alquanto confusionaria dei combattimenti e della posizione dei personaggi nell’ambiente perché relegata a simulare un movimento che in realtà non c’è. L’opening è una deludente fiera di fotogrammi che, unita ad un compositing che non riesce a dare credibilità e sopratutto a rendere visivamente attrattive le parti meccaniche realizzate in CGI, non fa altro che sotterrare il primo episodio ancora più a fondo nella fossa che si era già scavato con il trailer. Potrei andare avanti ma spero d’aver reso l’dea: OPM1 bello, OPM2 brutto.



Eppure quel trailer non è stato affatto il campanello d’allarme che ha destato l’attenzione sul problema, magari lo è stato per gli spettatori più casual, ma in realtà i segnali c’erano e come. Già qualche mese prima dell’arrivo del secondo PV alcune fonti parecchio affidabili hanno iniziato a lamentarsi, affermando che la seconda stagione sarebbe stata un disastro e che, nonostante la prossimità alla data di rilascio del primo episodio, ne fossero pronti meno della metà. Queste supposizioni (non confermate ma assolutamente plausibili osservando la serie in questione) hanno di fatto rappresentato la base sulla quale è stata costruita una delle possibili “risposte facili” date dai fan per spiegare il drastico calo tecnico di OPM2: “J.C. Staff fa schifo, ergo questo risultato era ovvio”.
C’è da dire comunque che questa notizia non ha fatto altro che gettare altro carbone nel falò in quanto già da prima di questi avvenimenti il pubblico non accolse il cambio di studio nel migliore dei modi. Immagini come questa qui sotto girarano parecchio, e vennero utilizzate come pretesto per attaccare lo studio in quanto “King è stato disegnato meno fico”. Ma ignorando la soggettività di questa considerazione, sorvolando sulla palese differenza d’inquadratura e facendo finta di dimenticare che il personaggio è stato ripreso in un momento in cui prova un sentimento diverso, mi sembra davvero un dettaglio immeritevole di tutta questa attenzione. Ciò che importa è preservare le caratteristiche che rendono un personaggio tale, e accanirsi su un piccolezza come questa distoglie l’attenzione da altri fattori ai quali andrebbe data maggiore importanza.

Ma il problema che è stato identificato con l’arrivo di queste lamentele- e che quindi è diventata una delle “soluzioni” più ricorrenti e diffuse alla domanda del titolo -in realtà è un altro. Lo studio è stato infatti definito “di pessima qualità, che non sarebbe riuscito a fornire un adattamento decente a prescindere” in quanto è famoso per essere tra quelli che più anime producono ogni anno, sovraccaricandosi di lavoro e finendo per trascurare la qualità tecnica delle opere prodotte. Affidare a loro quindi la produzione di OPM2 sarebbe stata la motivazione alla base dell’orribile risultato finale.
Seppur sia vero che lo studio effettivamente produce ben più degli altri e che questo non è comunque un aspetto positivo nel momento di produrre un anime, ciò non si traduce necessariamente in un abbassamento qualitativo e men che meno ne giustifica uno così drastico come quello di OPM2. Amanchu! Advance è stato prodotto in concomitanza con molte altre serie, eppure la differenza è palese. Ci terrei a ricordare, infine, che questo studio “di pessima qualità” ha prodotto opere come appunto Amanchu!, Flying Witch e Children of the Whales (tra i tanti).
E comunque J.C. Staff non accetta di certo tanti lavori per puro masochismo, ma perché ne ha bisogno. Come avete potuto leggere nella parentesi sul comitato di produzione, gli studi non fanno quasi mai parte del comitato di produzione degli anime che producono, e per questo non vedono mai un considerevole ritorno economico dai loro anime di successo. Ciò ovviamente li costringe a convivere con una situazione economica alquanto precaria che li obbliga ad accettare più lavori di quelli che potrebbero gestire.
C’è da dire però che questa è una semplificazione di quello che in realtà è un contesto molto più complesso ed intricato – nel quale ad esempio possiamo inserire anche la mancanza di lungimiranza nel progetto e d’organizzazione da parte degli studi tra le possibili cause della triste situazione nella quale si trovano – che però spero risulti almeno sufficiente a fornire a voi lettori i giusti strumenti non solo per afferrare il messaggio che voglio mandarvi con quest’articolo, ma anche a porre le basi con le quali introdurvi a quello che è un mondo davvero poco conosciuto e fin troppo frainteso come quello dell’animazione giapponese.
Ma se proprio dobbiamo identificare un elemento problematico legato allo studio allora dovremmo menzionare quello del genere dell’opera adattata. J.C. Staff sforna prevalentemente titoli romance e drammi vari, e ritrovarsi a dover trasporre il manga di ONE non è stato sicuramente un compito facile. Ma prendersela con lo studio e lo staff per banali motivi è molto più facile, vero?






Ma se c’è un’affermazione che è probabile incontrare dopo le sfuriate di insulti e critiche contro J.C. Staff è sicuramente “Madhouse era meglio”. Questi commenti delineano l’infondata supposizione secondo cui a realizzare l’opera sia stata un’entità divina e astratta chiamata “Madhouse”, quando in realtà è stato il lavoro dello staff che ha lavorato in casa Madhouse. Tutti i volti principali legati alla serie, tali come Yoshimichi Kameda, Chikashi Kubota, Yutaka Nakamura, Gosei Oda, Norifumi Kugai, Bahi JD, Itsuki Tsuchigami e Keiichirō Watanabe (tra i tanti) sono professionisti non legati allo studio che hanno comunque lavorato alla serie. Attribuire quindi tutto il merito al nome “Madhouse” è molto più che un imprecisione. Per carità, a lavorare alla serie ci sono state comunque figure di Madhouse che hanno contribuito al suo sviluppo, ma attribuire tutto il merito a loro è comunque sbagliato.
Ma anche fingendo che a lavorare alla prima stagione sia stata l’entità astratta chiamata Madhouse, affidare a loro la seconda parte non avrebbe assolutamente garantito a prescindere la stessa qualità che la serie ebbe nel 2015, specialmente se consideriamo il fatto che anche Madhouse non sta sicuramente passando nel suo miglior momento. Recentemente un production assistant legato allo studio ha denunciato alcuni abusi commessi dai piani alti, che apparentemente stanno facendo lavorare parecchie persone 200 ore extra ogni mese (persino di notte e festivi) senza neanche pagarli per lo sforzo. Alcuni sono persino stati ricoverati a causa dell’eccessivo lavoro e hanno deciso di denunciare il tutto su Twitter. E questo, ragazzi, non è né il primo né sarà l’ultimo scandalo a danneggiare la reputazione della compagnia. C’è da dire comunque che tale spiacevole situazione avviene anche in altri studi ben più imponenti (e neanche così raramente tra l’altro) e quindi non rappresenta necessariamente una “prova” del fatto che Madhouse stia cadendo a pezzi, bensì un’argomentazione atta a farvi comprendere come quest’ultimo non sia affatto lo studio perfetto che “avrebbe sicuramente fatto giustizia alla prima stagione di One Punch Man” come in troppi affermano. A breve inoltre faremo un paragone interessante con Madhouse che ci terrei teneste in conto per approfondire ancora più a fondo questa parte.
Ciò che quindi è importante capire alla fine di tutto questo discorso, caro lettore, è che non è una questione di studio…ma di staff. Di quelle persone che lavorano ad una serie e che riescono a fornirle un’identità e un carattere; il loro carattere. Elogiare Madhouse perché “migliore” rispetto al “pessimo J.C. Staff” è una semplificazione che non solo trascura completamente l’apporto che lo staff ha fornito, ma che allo stesso tempo agglomera tutte queste persone sotto un nome con il quale non si identificano e che comunque da solo non è assolutamente garanzia di nulla; né di alta qualità né di bassa qualità.





Ed è proprio agganciandomi allo staff che entriamo ad approfondire l’ultima delle affermazioni più superficiali: “Shingo Natsume se n’è andato, era ovvio che facesse schifo”.
Attribuire la causa del disastro (con Sakurai) o del successo (con Natsume) al direttore della serie soltanto perché è quello che ci mette la faccia non è di certo la migliore delle considerazioni in quanto l’animazione è il risultato di uno sforzo collettivo che sicuramente ha soltanto da guadagnare dall’apporto del singolo talento, ma che comunque non può raggiungere un costante livello eccelso solamente grazie al singolo sforzo, e viceversa non deve fracassare su se stessa soltanto perché privata del suo artista di spicco.
Ma ignorando il fatto che sotto le stesse condizioni lavorative la semplice assenza di un regista importante in una produzione animata non significhi necessariamente che quest’ultima debba passare dall’essere un capolavoro ad una schifezza inguardabile, l’assenza di Shingo Natsume, al quale è stato (forse ingiustamente, ma non immeritatamente) affibbiato tutto il merito delle meravigliose animazioni della prima stagione (almeno dallo spettatore medio), è stata effettivamente una perdita importante che acquista ancora più peso se teniamo in considerazione la quantità di talentuosi contatti che avrebbe potuto portare con sé alla produzione della seconda stagione. Ma anche in questo punto non è proprio esattamente così: il lavoro di composizione dello staff non spetta soltanto al direttore, ma è un compito che viene affidato a diverse figure di somma importanza all’interno di una produzione. Quindi si, il suo arrivo avrebbe sicuramente fatto la differenza a livello qualitativo e aggiunto figure di spicco allo staff, però ecco una bella domanda: Possiamo davvero affermare con certezza che Natsume avrebbe elevato di nuovo OPM al livello della prima stagione nonostante la schedule proibitiva, la mancanza di contatti e di risorse umane di talento in J.C. Staff, e l’assenza di molti professionisti illustri che hanno lavorato alla prima stagione? Non ci è dato saperlo, ma possiamo fare una comparazione interessante.
Seppur attraverso il suo lavoro non lo sembri, Shingo Natsume è comunque un essere umano, ed essendo la produzione di un anime il frutto del lavoro di un insieme di persone ci sono situazioni che sfuggirebbero di mano a chiunque, persino a lui. E già nei primi episodi di Boogiepop (2019) abbiamo potuto assistere ad una situazione simile, dalla quale fortunatamente lo staff è riuscito ad uscire grazie ad uno sforzo collettivo, non di certo soltanto perché c’è Shingo Natsume alla regia. Il tutto tra l’altro è avvenuto proprio sotto la firma “Madhouse”, il che ci fornisce un’altra argomentazione per controbattere le proteste dei sostenitori del “lavoro di Madhouse” nella prima stagione. Ma il concetto da afferrare è il seguente: produrre un anime sotto delle condizioni lavorative stressanti non è affatto facile per nessuno, ancor meno se poi queste sono quelle di OPM2. Sapendo questo possiamo davvero iniziare a maledire Sakurai e il suo “pessimo lavoro” così facilmente? Certo, va anche detto che probabilmente nella stessa situazione Shingo Natsume avrebbe fatto un lavoro migliore, ma se dovessi dare una risposta secca alla domanda posta nel paragrafo precedente questa sarebbe sicuramente no.
È necessario fare particolare attenzione prima di affibiare le colpe o i meriti di un prodotto animato ad una sola persona, perché probabilmente si sta prendendo un granchio. Oltre al (già menzionato) fatto che l’animazione è il frutto di un lavoro di gruppo, è importante ricordare che la prima stagione non è soltanto Natsume e allo stesso modo la seconda non è soltanto Sakurai. Se proprio dobbiamo dargli delle colpe sicuramente dovremmo menzionare l’inesperienza nel ruolo di regista e la sua piccola rete di contatti, che anche se non sempre necessaria in questo caso avrebbe sicuramente fatto comodo. Ma in sincerità sono parecchio sicuro che in un ambiente lavorativo meno disperato sarebbe riuscito ad esprimersi meglio e a fare un lavoro migliore. Condannare quindi lo staff semplicemente perché non legato a Natsume è un giudizio che trascura completamente la dura realtà di un settore che è molto più complesso di quel che si pensa.
Ma è giunto infine momento di addentrarci nella parte finale dell’articolo con la tanto attesa – e spero ormai intuitiva – risposta alla domanda del titolo. Avendo quindi chiaro che quella sull’assenza di Madhouse non è stata sicuramente un’osservazione valida, che talvolta J.C. Staff è riuscito a fornire delle serie di ottima qualità nonostante la costante pressione, e avendo compreso che l’assenza di un regista non è da sola un elemento in grado di affondare un’opera in questo modo, dobbiamo quindi accettare la banale realtà che ci conduce ad una sola risposta possibile: il motivo per cui One Punch Man 2 è brutto non è dovuto ad un solo problema identificabile come tale, ma piuttosto ad un insieme di fattori differenti che hanno trasformato delle scelte stilistico-produttive in elementi problematici. E tra questi troviamo sicuramente la scelta da parte degli animation producer, ovvero gli intermediari tra la dirigenza e lo staff, di dare priorità alla ricerca di animation director piuttosto che di key animator, condannando la produzione ad una schedule ancora più tortuosa di quanto già non lo fosse. Senza considerare inoltre la rigidità che questi stanno dimostrando durante la correzione dei disegni dei key animator, ai quali sembrano lasciare davvero poco spazio per esprimersi e per poter fare qualcosa di importante semplicemente per la necessità di rispettare il design originale dei personaggi. Il comitato di produzione poi ha sicuramente le sue colpe, tra le quali inserirei il fardello di non aver atteso che Natsume si liberasse dai suoi impegni con Boogiepop (2019) e quello d’aver affidato al contempo la direzione ad un regista senza esperienza e senza la capacità di radunare i giusti contatti in grado di sostituire la pesante assenza di Natsume. Il tutto viene poi condito dalle orribile ambiente lavorativo sotto il quale il povero staff sta lavorando nello studio, che si fa ancora più tragico se consideriamo la loro inesperienza con il genere.
Nota: come avrete potuto notare in quest’articolo non è stato assolutamente menzionato il budget a disposizione dello studio, che in giro è stato ignorantemente menzionato per giustificare la pessima qualità della serie. Sappiate che seppur effettivamente questo sia un fattore in grado di determinare da solo l’esito complessivo di una produzione animata, questo non è il caso per OPM2. La prima è stata realizzata con un budget del tutto nella norma, eppure guardate la differenza.