Essendo alla vigilia dell’uscita dell’attesissima seconda stagione di Mob Psycho 100 ho deciso di condividere con voi il mio pensiero riguardo la sua prima stagione. Prima però devo confessarvi d’esser stato molto combattuto nel pubblicare questa recensione a causa del fatto che stiamo parlando di una serie TV non conclusa, e che quindi mi risulta difficile giudicare in quanto ritengo necessario prima di tutto concluderne la visione.
Questa volta, quindi, mi baserò sulla seguente premessa: tutto ciò che affermerò riguardo la storia, il suo sviluppo, i personaggi e i loro rapporti, così come il rapporto che hanno con la società e quello che hanno con loro stessi, potrebbe esser smentito o contraddetto dalla seconda stagione. Ciò, però, non sarà dovuto alla mia mal interpretazione della serie, che è fin troppo chiara nei suoi messaggi, ma alla qualità di scrittura stessa dell’opera, e alla sua capacità di non contraddirsi nel futuro. Nel caso poi avessi effettivamente commesso degli errori di interpretazione vi prego di farmeli notare nei commenti.
La premessa appena fatta non è comunque abbastanza per giustificare questa recensione, e vi confesso che se non stessimo parlando di Mob Psycho 100, o più nel dettaglio di ONE, allora non prenderei il rischio. Ed è, infatti, proprio sulla fiducia verso ONE che voglio basare la recensione, sulla fiducia che questa recensione rimarrà valida anche dopo l’uscita della seconda stagione.
La pesante eredità di One-Punch Man

In quanto figlio del celebre ONE, Mob Psycho 100 parte con delle grosse aspettative da parte del pubblico, specialmente dopo il grande successo di One-Punch Man e del suo immenso contributo verso l’industria d’animazione giapponese (di cui parleremo ad Aprile). Il pubblico, infatti, si aspettava da Mob Psycho di poter sperimentare nuovamente le forti emozioni provate durante la visione delle eccellenti scene d’azione, delle divertenti scene comiche e auto ironiche, e dei bellissimi personaggi che ci hanno accompagnato durante la serie su Saitama. Partire in questo modo non è semplice in quanto il minimo errore commesso viene evidenziato e ingigantito dai fan proprio a causa dell’enorme aspettativa che essi hanno riposto nell’opera.
Partendo quindi da questa base, possiamo senza dubbio affermare che Mob Psycho è riuscito nell’intento di fornire in primo luogo un’ottima storia con spunti interessanti e personaggi ben caratterizzati, e in secondo luogo nel ricreare i picchi emotivi e d’azione raggiunti da One-Punch Man, riuscendo allo stesso tempo a distinguersi con successo da quest’ultimo e a crearsi una propria ed unica identità.
Il rischio che Mob Psycho 100 fosse solo una brutta copia di One-Punch Man era a mio avviso anche abbastanza plausibile. Eppure ONE ha dimostrato di non essere un tizio qualunque, ideando una storia e dei personaggi simili – in quanto in entrambi sono presenti le peculiarità stilistiche di ONE – ma comunque unici e diversi tra loro.
Il brillante adattamento animato dello studio Bones
Ad affiancarsi all’interessante storia ideata dal maestro ONE troviamo il sensazionale lavoro dello studio Bones nella realizzazione della trasposizione animata dell’opera. La storia in se è comunque capace di intrattenere grazie ai brillanti disegni del manga e all’accattivante character design di ONE, ma va ammesso che la trasposizione anime riesce a dare un valore aggiunto all’opera che sarebbe altresì inarrivabile dal manga.
Lo staff si è davvero superato, rivelandosi estremamente dinamico e capace di stupirci sempre di più, episodio dopo episodio. Come è solito accadere durante la produzione di un anime, infatti, i vari episodi sono stati affidati ad animatori e direttori differenti (con Tachikawa e Kameda in primo piano) risultando in un’opera nella quale possiamo osservare tanti stili di disegno differenti ma sempre perfettamente amalgamati l’uno con l’altro.
Animazione e “Regia”
Una volta incaricato della produzione di questa stimolante serie, Yuzuru Tachikawa (Kill la Kill, Terror in Resonance) si è spinto ben oltre il suo limite. Con l’aiuto di Yoshimichi Kameda, Tachikawa è riuscito a proporre delle animazioni ed una regia stratosferiche, rappresentando allo stesso tempo il bizzarro stile del manga in modo perfetto, attraverso l’uso di colori contrastanti e disegni alle volte sporchi ma sempre coerenti e mai mal fatti.
Prendiamo ad esempio l’episodio otto, l’unico gestito dal trio Kameda, Tachikawa e Yutaka Nakamura (non a caso quest’episodio è un capolavoro tecnico): possiamo notare come nel finale il volto di Mob sia palesemente “sporco” e deformato, ma ciò è assolutamente volontario e anzi rappresenta proprio una scelta stilistica volta ad enfatizzare la dinamicità della scena. Il tutto accompagnato da delle animazioni molto pregevoli e da un rallenty sensatissimo.


Le animazioni di questa scena non sono così sorprendenti, ma sono accompagnate da delle ottime inquadrature, risultando infine in una scena di grande impatto visivo. Osservate come Teruki si aggrappa alla spada: si inizia da lontano e poi si passa direttamente alla key Animation successiva nella quale è estremamente vicino ad essa. Quella è una scelta che risparmia tantissimo tempo allo staff, ma che allo stesso tempo non sfigura grazie all’intelligente inquadratura.
Senza parlare della minuziosa cura nei dettagli e delle fulminanti (letteralmente) entrate in scena dei personaggi.
Osservate la bellezza del fuoco realizzato dallo staff.
OST e reparto audio in generale
Credo che la quantità gigantesca di OST memorabili che abbiamo avuto l’occasione di ascoltare durante la visione dell’opera parli da se riguardo la grande attenzione che è stata posta da parte di Kazuhiro Wakabayashi e da Kawai Kenji nel reparto audio. Senza considerare le bellissime sigle d’apertura e di chiusura, le OST che ci accompagnano negli avvenimenti sono tutte meravigliose e soprattutto coerenti con l’opera, in quanto richiamano perfettamente l’atmosfera parodistica e stramba che circonda la serie, senza però sacrificare la serietà e anche una piccola dose di atmosfera badass quando necessario. Possiamo anche notare come molte delle OST siano frenetiche e usino dei suoni “strani”, atti a richiamare proprio la diversità in stile della serie.
Infatti, una delle OST più frequenti ed anche famose della serie corrisponde proprio alla descrizione da me fatta, ma ascoltiamola insieme:
Ascoltiamo anche l’OST del Club del Miglioramento Fisico: epica e intimidatoria al punto giusto.
Insomma, Mob Psycho 100 si dimostra un’opera tecnicamente quasi impeccabile, che non solo mi fa faticare a comprendere come lo studio Bones sia riuscito – almeno da quel che ho visto nel trailer – a superare il suo stesso eccellente lavoro svolto nel 2016 con il rilascio della seconda stagione, ma che da anche una scossa molto forte agli altri studi d’animazione, proprio come fece One-Punch Man l’anno precedente.
Storia e personaggi

La storia ideata da ONE si rivela molto interessante e capace di attirare l’attenzione sin dall’inizio. La narrazione è estremamente fluida e riesce a tenere incollato lo spettatore allo schermo per tutto il tempo, alternando intelligentemente scene comiche ad altre cupe e raccapriccianti o addirittura da pelle d’oca. La storia si dimostra molto solida e ben studiata, sfruttando alle volte un solo argomento per generare una crescita nei personaggi presenti e introdurne di nuovi attraverso degli eventi interessanti, seminando allo stesso tempo le basi per gli avvenimenti futuri.
I personaggi sono tutti fantastici e sopratutto unici, perfettamente distinguibili e facili da ricordare, oltre che profondi e mai banali. Ogni personaggio ha una sua caratteristica principale, sia essa nell’aspetto fisico o nella personalità, che ci permette di memorizzarli e di farceli adorare sin dall’inizio.
Il loro sviluppo emotivo e rapporto reciproco gira attorno al protagonista e ai suoi poteri psichici. I personaggi, infatti, cambiano drasticamente dopo averlo incontrato: Reigen, un perditempo e truffatore, diventa inaspettatamente un maestro di vita e si rivela una persona di buon cuore; Teruki comprende come il suo approccio al mondo sia ridicolo e si sforza di cambiarlo; Ekubo, il temutissimo spirito capace di iptonizzare le persone, rimane affascinato da Mob e decide di seguirlo; e infine Ritsu si accorge di quanto pericolosi siano i poteri psichici se non usati correttamente.
Seppur così importante per gli altri personaggi, Mob è importante in primo luogo per lo spettatore, in quanto egli non appartiene ai classici personaggi fichi e di bell’aspetto, ma anzi rappresenta l’esatto opposto, empatizzando con lo spettatore medio.
Kageyama Shigeo: un personaggio speciale

A primo impatto, l’aggettivo “speciale” sembra evidenziare il fatto che Mob possegga dei poteri psichici, che sono visti, almeno nella primissima parte della serie, come unicamente in suo possesso. Eppure la descrizione di Mob come personaggio prescinde dai suoi poteri psichici: egli è ingenuo, goffo, buono a nulla, per niente intelligente e ancor meno popolare. L’unica cosa che è in grado di fare è utilizzare i poteri psichici. Poteri che però non traggono alcun vantaggio nella sua vita, in quanto mettono a rischio la sua incolumità e quella di chi gli sta intorno, limitano le sue relazioni con gli altri, e sono fonte d’invidia o di paura per chi ne è a conoscenza. Come se non bastasse, nelle poche volte in cui li usa, lo fa facendosi sfruttare da Reigen, che si arricchisce spacciandosi per un esper.
Eppure l’aggettivo speciale non fa riferimento a queste caratteristiche, bensì al seguente ragionamento: durante tutta la durata della serie possiamo notare come il fatto che quei potenti poteri psichici siano in mano di Mob sia l’unico scenario positivo possibile. Se a possederli, infatti, fosse stata una qualsiasi altra persona forse si sarebbero estinti tutti. Il motivo per cui Mob è un personaggio speciale e, sopratutto, una persona speciale si trova nella relazione che egli ha con i suoi poteri. Relazione che analizzeremo a breve.
La forza d’animo e l’ingenuità
Kageyama Shigeo è, oltre che un potentissimo esper, un normalissimo ragazzo delle medie, e in quanto tale i suoi obbiettivi sono ottenere la popolarità, socializzare con gli altri e fare le prime esperienze in amore. Purtroppo per lui, però, Mob si rivela un disastro in tutti e tre gli aspetti sopra citati, in quanto timido e riservato. Dinanzi a questa situazione egli però non si arrende, ma anzi si dimostra determinato nell’ottenere ciò che vuole, sforzandosi per migliorare giorno dopo giorno. Nonostante la situazione sia palesemente disperata, egli si affida a se stesso e alla sua volontà, senza mai far uso dei suoi poteri per agilizzare il cammino.

La sua grande generosità e gentilezza verso gli altri si riflette in tanti aspetti nella sua vita: dal rapporto con il fratello a quello con i suoi pochi amici, passando per il controverso – seppur a mio avviso profondo e misterioso – rapporto con il suo maestro. Alle volte però, questa sfocia in ingenuità, rivelando la sua estrema innocenza e a volte inadeguatezza verso certe situazioni della vita. Quest’ingenuità lo spinge a lavorare quasi gratis per Reigen, e a cercare di fare amicizia con delle persone che hanno intenzione di fargli del mare. Insomma, Mob non comprende il male e da per scontato che tutti intorno a lui abbiano sempre delle buone intenzioni. Mob non usa i poteri che possiede in modo discutibile per tante ragioni, e tra queste incontriamo il fatto che egli non concepisce il male. Il pensiero di trarre vantaggio dai suoi poteri non lo sfiora neanche.

Le emozioni come canale di manifestazione dei poteri

Durante la visione di alcuni flashback risalenti all’infanzia di Mob, scopriamo come egli abbia sviluppato, col passare del tempo, un vero e proprio complesso verso l’utilizzo dei suoi poteri. Prima di questo avvenimento, però, Mob era un bambino estroverso e gioioso, capace di manifestare il suo stato d’animo in modo del tutto naturale. Tuttavia, una volta compreso quanto questi poteri siano pericolosi per chi gli sta intorno, ha iniziato a limitarli inconsciamente, riducendo con essi anche la frequenza con la quale manifestava le sue emozioni. A causa della paura di ferire le persone a lui vicine, ha iniziato a considerarsi un pericolo per gli altri, finendo per evitare di rapportarsi con le altre persone per paura di ferirle.
Il motivo per cui nel sopprimere i suoi poteri ha anche limitato la manifestazione delle sue emozioni è dovuto al fatto che queste rappresentano, in generale, la parte irrazionale della vita di un essere umano; l’irrazionalità di lasciarsi trasportare dall’amore, dalla rabbia, dalla tristezza o dalla disperazione. Affidarsi alle emozioni, quindi, è un rischio gigante per Mob, in quanto queste aumentano esponenzialmente le possibilità di fargli perdere il controllo. A riprova di quanto affermo c’è la spiegazione fornita nel terzo episodio, in cui comprendiamo che affinché Mob raggiunga il 100% della sua potenza è necessario che sia guidato da un’emozione fuori controllo.

La relazione dei personaggi con i poteri psichici
Durante la visione della serie ci imbattiamo in tanti esper diversi, ognuno motivato da una ragione diversa che li spinge ad agire in un certo modo. La loro essenza, così come la loro crescita (o decrescita) personale è sempre legata alla relazione che questi hanno con i loro poteri, o all’interpretazione che essi danno al mondo basandosi sulla loro apparente superiorità. Tutti sono in possesso dei poteri psichici, ma ognuno ne fa un uso leggermente diverso, o alle volte completamente opposto.
Mob e Teruki: due approcci opposti
Quando ho affermato che Mob è un personaggio speciale intendevo dire che speciale è il rapporto che lui ha con i suoi poteri.
Per Mob questi non sono null’altro che una caratteristica, tale come l’abilità sportiva o il talento per la musica. Ciononostante, a differenza di queste, possedere i poteri psichici è per Mob completamente inutile. Durante una discussione con il fratello nell’episodio quattro, Mob evidenzia come i poteri psichici siano inutili alla sopravvivenza, sottolineando come egli preferirebbe di gran lunga possedere altri talenti più utili nella vita. L’approccio unico che Mob ha verso i suoi poteri, che di fatto vede come un ostacolo e un demerito, sono ciò che lo rende speciale. Egli non si lascia corrompere dagli immensi obbiettivi che potrebbe raggiungere facendone uso, ma anzi rigetta questa possibilità dal profondo del suo cuore in quanto la considera alla pari di barare.
Per Teruki, invece, essere in possesso di poteri psichici è soltanto la dimostrazione della sua superiorità verso gli altri. Egli non si fa scrupoli nell’usarli contro le persone pur di raggiungere gli obbiettivi che si è posto. È convinto che sia giusto sfruttarli per migliorarsi e non ritiene ci sia nulla di sbagliato nel farlo. Mentre per Teruki utilizzare i suoi poteri è la manifestazione della sua immensa forza, per Mob è la conferma della sua debolezza. È prova di come egli si sia arreso dinanzi l’impossibilità di fare qualcosa, è la dura e triste ammissione della sconfitta. Ed è proprio per questa ragione che agli occhi di Mob, Teruki non è null’altro che ciò che lui stesso deride: un perdente, una persona rassegnata alla sua mediocrità.
Proprio come Mob, Teruki è consapevole d’essere vuoto senza i suoi poteri, ed è per questo che li usa per ottenere ciò che altrimenti sarebbe irraggiungibile per lui: fama, popolarità e potere. Nel fare affidamento ai suoi poteri per qualsiasi cosa, Teruki si dimostra inutile senza di essi, incarnando esattamente ciò che Mob non vuole diventare. Ed è proprio per questo che, nelle fasi finali del loro scontro, Teruki si sente sollevato dal fatto che Mob abbia infine usato i suoi poteri, iniziando a ridere euforicamente come se avesse vinto. Di fatto egli ha vinto, in quanto è riuscito a far abbassare Mob al suo stesso livello, a farlo diventare un perdente.

Alla fine, però, Teruki rimane ammaliato dal nuovo mondo mostratogli da Mob. Un mondo nel quale sono tutti uguali, indipendentemente dalle loro caratteristiche o qualità, dai loro talenti o punti deboli. Teruki comprende la sua debolezza e si dimostra capace di imparare e di tornare sui suoi passi.
Shigeo e Ritsu: ammirazione o gelosia?

Mentre Mob è in possesso dei poteri tanto desiderati da Ritsu, quest’ultimo è esattamente ciò che Mob vuole diventare: belloccio, intelligente e popolare. Seppur ad inizio serie la loro relazione sembri perfetta, appare evidente come questa non lo sia affatto, risultando positiva soltanto all’apparenza.
La gentilezza di Ritsu verso Shigeo, infatti, non è frutto dell’ammirazione, ma è il risultato della paura che prova nei suoi confronti; paura ovviamente causata dalla potenza del fratello e dalla sua suscettibilità. Oltre alla forte paura Ritsu prova anche una profonda gelosia, causata dalla sua apparente impossibilità di usare i poteri psichici che, una volta in suo possesso, gli fanno comprendere i suoi veri sentimenti.
D’altro canto, Shigeo si dimostra cieco dinanzi all’evidente conflitto interno di Ritsu, rivelandosi inadeguato nel ruolo di fratello maggiore. Se Teruki e Mob sono opposti nell’approccio che hanno verso i poteri psichici, Shigeo e Ritsu lo sono nel loro desiderio di possederli. Mob ammira Ritsu in quanto egli è capace di risolvere qualsiasi situazione grazie alla sua intelligenza, mentre Ritsu ritiene lo studio e lo sforzo necessario a diventare popolari solo una seccatura; solo il piano B al quale ha dovuto necessariamente attenersi per non aver sviluppato i poteri psichici.
Una volta ottenuti i poteri, però, Ritsu si accorge come questi non abbiano fatto altro che peggiorare la sua vita ed il rapporto con chi gli sta intorno. Si accorge come Shigeo abbia sempre avuto ragione nel considerarli una debolezza, e si decide nell’utilizzarli solo se necessario. Comprende quanto Shigeo sia saggio ed inizia ad ammirarlo per davvero, dando inizio ad un rapporto fraterno molto più sincero.

Mob e Reigen: cosa sono i poteri psichici?

Nella parte iniziale della recensione ho definito il rapporto tra Reigen e Mob come controverso e misterioso. Misterioso in quanto la loro relazione (specialmente quella di Reigen verso Mob), così come il personaggio di Reigen in generale, è davvero poco approfondita, costringendo lo spettatore a costruire delle ipotesi che però potrebbero rivelarsi tutt’altro che veritiere.
Analizzando ciò che è possibile vedere durante la prima serie, però, ci accorgiamo che i messaggi inviati dall’autore sono controversi: nel primo episodio veniamo catapultati nello studio di un truffatore che inganna palesemente i suoi clienti e Mob compreso, con il fine di arricchirsi e di diventare popolare. Nel secondo, invece, possiamo osservare come Reigen sia genuinamente preoccupato per la salute mentale di Mob, arrivando persino a dargli consigli circa il non farsi sfruttare dagli altri. Ciononostante, è impossibile determinare se Reigen agisca davvero nell’interesse di Mob e della sua salute, o se stia soltanto cercando di tenerlo per sè in quanto cuore pulsante del suo business di truffe. Allo stesso modo, ogni sua azione positiva nei confronti di Mob non è sufficiente a comprendere le sue reali intenzioni, perciò ritengo necessario aspettare un eventuale approfondimento durante la seconda serie.
Reigen funziona inoltre da freno emozionale per Mob, riuscendo infatti a contenerlo e a gestire le sue forti ondate emotive, rivelando l’esistenza un profondo legame capace di unirli. Quando costretto ad utilizzare i poteri psichici per difendere se stesso o le persone a lui care, Mob si sottomette ad un grande e profondo stress, che lo strappa brutalmente dalla bolla d’innocenza nella quale era intrappolato, facendogli sviluppare emozioni come ostilità, animosità, odio e persino istinto omicida. Dinanzi a questo suo estremo sforzo mentale, Reigen è l’unica persona che si preoccupa riguardo le ripercussioni future, cercando disperatamente di fermarlo anche se ciò dovesse mettere a repentaglio la sua stessa vita.

Mob, invece, ammira profondamente Reigen non tanto per le sue inesistenti abilità, ma per la figura paterna che rappresenta nella sua vita. Reigen è infatti l’unica persona con cui Mob usa i suoi poteri tranquillamente senza sentirsi discriminato.
Mob può essere se stesso in sua compagnia in primo luogo perché convinto che egli sia un suo simile, e in secondo luogo perché per Reigen Mob è un ragazzo comune come tanti altri. Tuttavia Reigen riconosce la pericolosità dei poteri psichici, e la sottolinea spesso in compagnia di Mob paragonandoli a dei coltelli:
Cos’è che non va mai fatto con un coltello? Puntarlo verso le persone.
La speciale relazione che Mob ha con i poteri di cui è in possesso non è nient’altro che il frutto dell’insegnamento di Reigen e del suo modo di vedere le cose. Mob condivide in pieno l’opinione del suo maestro riguardo la pericolosità dei suoi poteri, e la combina con la necessità di migliorarsi senza dipendere da essi, finendo per utilizzarli in modo estremamente responsabile e maturo.
Reigen e l’Artiglio: dominio o immaturità?
Come ultimo punto di vista mostrato nella serie riguardo l’utilizzo dei poteri e la relazione che i loro possessori hanno con essi, troviamo il Clan dell’Artiglio.
Estremizzando il pensiero di Teruki circa la superiorità di coloro che posseggono i poteri psichici, l’Artiglio si pone come obbiettivo quello di dominare il mondo attraverso il loro utilizzo. Ogni membro dell’Artiglio è riluttante verso il rapportarsi con la società, che considera fonte di sofferenza e priva d’utilità. Le uniche persone capaci meritevoli d’essere considerati tali sono coloro che sono dotate di poteri psichici, che devono però essere accompagnati dal desiderio di dominazione.
Dinanzi a questa ridicola e insensata filosofia, Reigen non può far altro che prenderla per quello che è: un triste delirio generato da dei disadattati che non sono mai riusciti ad integrarsi nella società. Per Reigen, che considera gli esper come delle persone comuni, i membri dell’Artiglio non sono nient’altro che degli bambini mai cresciuti.
State pianificando di cambiare il mondo senza neanche conoscerlo?
Reigen ai membri dell’Artiglio
Se per l’Artiglio la società va evitata in quanto priva d’utilità e fonte di sofferenze, per Reigen essa va affrontata e cambiata. I membri dell’Artiglio, fuggendo da essa, non potranno mai cambiarla, ma semplicemente si illuderanno di farlo entrando in un sogno dal quale lui si sente in dovere di svegliarli. Ed è proprio per questo che lui non impone il suo pensiero con la forza, ma anzi ironizza riguardo la loro condizione e li trascina fuori dal loro sogno irrealizzabile. Lo fa prendendosi gioco di loro, in perfetto accordo con il genere di personaggio che rappresenta e con i toni tendenti alla parodia che caratterizzano la serie.

Le speranze verso la seconda stagione

Dopo gli importanti avvenimenti della prima stagione, nella quale abbiamo avuto l’occasione di comprendere a fondo i personaggi e di vederli crescere e maturare, non ci resta che osservare l’arrivo della seconda, nella quale presumo vedremo i nostri cari personaggi unirsi per affrontare i restanti membri dell’Artiglio.
Narrativamente mi aspetto di vedere una storia coerente e che non perda quel tocco parodistico peculiare che l’ha sempre distinta. Mi aspetto inoltre un approfondimento su Reigen e sul suo rapporto con Mob, e una maggiore partecipazione di Ritsu nelle vicende generali.
Tecnicamente invece sarò davvero severo, in quanto mi aspetto dallo studio Bones delle soluzioni registiche e d’animazione ancora superiori rispetto a quelle adottate nel 2016. Il compito è arduo ma non impossibile, considerando il fatto che la realizzazione è stato affidata alla stessa coppia Tachikawa-Kameda, rispettivamente in produzione e in animazione.