Prima di iniziare mi piacerebbe chiarire che in quest’articolo tratterò soltanto la prima stagione di Shōwa Genroku Rakugo Shinjū. Ciò è dovuto al fatto che, a parer mio, la seconda stagione si distacca dalla prima in modo brusco (seppur rimanendo nel suo stesso universo), rendendo quindi impossibile giudicarla alla stessa maniera della prima. In questa occasione però non ho intenzione di fornirvi maggiori dettagli riguardo questo mio pensiero dato che per farlo dovrei sviarmi dall’argomento principale. Per adesso, quindi, vi invito a leggere questa recensione dimenticandovi, nel caso l’abbia già vista, della seconda serie.. Poi, tra sette giorni esatti, ci rivedremo con la seconda parte, nella quale riprenderemo quest’argomento più approfonditamente.
Mi piacerebbe inoltre avvisare coloro che non hanno visto l’opera in questione che questa recensione contiene spoiler in buona parte del suo contenuto. Vi incoraggio quindi, nel caso non l’aveste fatto, ad iniziarne la visione semplicemente basandovi sul pretesto che ve la sto consigliando io, e sulla sicurezza che non rimarrete delusi. Detto questo, buona lettura/visione dell’opera.
Una breve introduzione al Rakugo

Come l’amatissimo Wikipedia ci insegna: “il Rakugo è un genere teatrale che consiste in un monologo comico in cui un narratore racconta una storia”. Questo meraviglioso genere teatrale è nato secoli fa con l’obbiettivo di intrattenere gli imperatori giapponesi, ma pian piano si è anche diffuso tra i meno ricchi, riuscendo a sopravvivere per tutti questi anni grazie all’aiuto dei maestri del Rakugo dell’epoca, che, passando su carta tutte le storie tradizionali – che altrimenti con il passare del tempo sarebbero state perse o modificate – sono riusciti a garantirne la conservazione.
Devo ammettere di non essere un grande conoscitore del teatro in generale, essendomi ahimè concentrato in altri argomenti sin dalla mia adolescenza. Tuttavia non posso fare a meno di ammettere quanto affascinante sia il Rakugo, e quanto mi abbia invogliato a iniziare a conoscere il modo delle arti teatrali. Prometto dunque a me stesso di visitare il teatro più frequentemente, e spero che anche voi lo facciate.
Il rischio che quest’opera comporta
Sono ben conscio del fatto che il teatro sia una forma d’arte meno popolare rispetto ai suoi concorrenti, figuriamoci poi quando si parla di uno dei tanti sottogeneri che la compongono (neanche il più popolare tra essi) e che viene solamente praticato in un paese – tra l’altro così lontano a livello culturale dall’Europa – come il Giappone (nonostante ci siano effettivamente stati degli sforzi di internazionalizzarlo traducendo e narrando le storie tradizionali dal giapponese all’ inglese).
Sarò spietato: il Rakugo è poco popolare perché surclassato da altre forme d’arte o comunque d’intrattenimento che sono più comode da raggiungere e più moderne nei temi trattati. Ed è, infatti, proprio per questa ragione che ritengo Shōwa Genroku Rakugo Shinjū non solo un progetto suicida, ma anche sconsiderato e poco intelligente. Suicida e poco intelligente in quanto nessuno sarebbe ingenuo a tal punto da proporre un manga su un tema così poco popolare e conosciuto dal pubblico al quale si fa riferimento. Infatti, con buone probabilità, costoro neanche lo conoscono il Rakugo. Come potrebbero mai essere interessati in un’opera del genere? Chi spererebbe mai di poter vendere proponendo tale opera? Nessuno. Eppure è proprio il terzo aggettivo da me menzionato che ne ha causato il successo: la sconsideratezza. La sconsideratezza di agire senza riflettere, di creare un qualcosa per il semplice gusto di farlo, o chissà per la passione verso il Rakugo. Ed è proprio per questo che il maestro Haruko Kumota e lo staff dello Studio Deen meritano tutto il nostro rispetto: perché hanno fatto qualcosa che nessun’altro farebbe mai, perché hanno messo a rischio loro stessi per gli altri, per il Rakugo. E nonostante il loro sforzo non sia stato premiato con il successo che davvero meritano, possono almeno vantarsi d’aver fatto emozionare ogni singolo spettatore che ha avuto il coraggio di guardare la loro opera.
Il giudizio tecnico dell’opera

Partendo dal triste dato secondo cui Shōwa Genroku Rakugo Shinjū è stato sottovalutato non poco dal pubblico anime, esso è, registicamente parlando, una meraviglia rara. A dei disegni visivamente potenti e molto realistici, e ad altri disegni ben lontani dalla realisticità ma artisticamente molto inspirati, accompagnamo delle musiche vivaci ed allegre, tristi e profonde, che guidano e sostengono l’opera in tutta la sua durata.. In parte queste melodie enfatizzano molto sul carico emozionale che le scene hanno sullo spettatore, favorendo l’immersione nell’opera e anche nelle performance di Rakugo, in parte ci fanno comprendere quanta attenzione e dedizione lo Studio Deen abbia dedicato alla loro realizzazione.
Durante le performance di Rakugo, infatti, possiamo comprendere lo stato d’animo del Rakugoka, o dello stesso pubblico, semplicemente ascoltando la musica di sottofondo. Possiamo dunque intuire quanto positiva o negativa sia stata l’impressione data solamente grazie a questa semplice scelta. Non è raro osservare come in tante scene un solo primo piano sullo sguardo di un personaggio, o su di un suo leggero movimento delle labbra, possa effettivamente farci comprendere tantissimo riguardo il suo stato d’animo. Ancor meno rara è la possibilità, che ci offrono i maestri dello Studio Deen, di percepire l’ansia dei personaggi, dovuta all’imminente performance che devono realizzare, grazie ad un semplice e pulito disegno.
Ogni episodio è diretto, animato, scritto e, in generale, gestito in modo impeccabile. Nessun secondo è perso e lo spettatore non si annoia mai. Allo stesso modo, anche le storie inserite nell’opera non sono frutto di coincidenza. Come vedremo a breve, esse sono state meticolosamente selezionate ed accompagnate da una storia che potesse dar loro un significato da attribuire all’opera stessa, rendendole di fatto parte integrante della narrazione. Rendendole vive.
Senza contare l’importantissimo lavoro svolto dai doppiatori, che a mio avviso si sono superati in questa serie, riuscendo ad interpretare tantissimi personaggi diversi in modo esemplare, e ad interpretare lo stesso personaggio in mille modi, età e stati d’animo diversi. Come direbbero gli inglesi: astonishing.
Il brillante utilizzo del Rakugo
A fare ancora più peso sulle performance di Rakugo realizzate dai vari personaggi durante l’arco della serie è il significato che queste hanno per loro, e di come siano perfettamente riconducibili ai loro comportamenti, al loro passato o alle loro emozioni in un determinato momento. In molti Spokon è impossibile non infastidirsi un minimo nel vedere come qualsiasi argomento, discussione o evento porti sempre i personaggi a finire praticando lo sport in questione. Ed in questi casi è impossibile non notare come il tutto sia un minimo forzato o comunque poco reale. Ad esempio una qualsiasi discussione accesa in un qualsiasi Spokon non finisce in una rissa, ma in una sfida a calcio o a pallavolo, per farci capire. In Shōwa Genroku Rakugo Shinjū il Rakugo non appare mai fuori luogo o forzato, ma anzi è sempre perfettamente calzante. Ciò è dovuto al fatto che ogni storia raccontata, così come il modo in cui questa viene raccontata, è legata fortemente al personaggio che la racconta e, di conseguenza, a ciò che accade intorno a lui.

Ad esempio possiamo osservare come nell’episodio 10 Kikuhiko è tentato dall’esibirsi con una storia vivace che possa rincuorare il suo pubblico, intristito a causa della morte del maestro Yakumo, eppure afferma che facendolo non sarebbe se stesso, decidendo quindi di dedicargli Shinigami, una storia riguardo la morte stessa.

E ancora, nell’episodio 12 Sukeroku racconta la storia di un uomo che, sognando d’esser diventato ricco, si indebita come non mai, per poi accorgersi della cruda realtà. Per questa ragione egli è costretto a rimboccarsi le maniche per pagare i suoi debiti, e durante questo periodo egli diventa un uomo affidabile e di sani principi. Questa storia è perfettamente calzante con la situazione attuale di Sukeroku che, proprio come quell’uomo, ha deciso di migliorare e di farsi carico di Konatsu e di Miyokichi.
Kikuhiko e Sukeroku: diametralmente opposti
Kikuhiko e Sukeroku sono indubbiamente i due astri di quest’opera. Tanto grandi le loro differenze quanto profondo il loro legame, imparano a conoscersi, poi a rispettarsi e ad ammirarsi, poi ad amare l’uno il Rakugo dell’altro, finendo in ultimo per odiare ed invidiare quel Rakugo inimitabile e inconquistabile che l’altro possiede. Sono profondamente diversi in tutto ciò che fanno:
- Se Kikuhiko è serio e responsabile, Sukeroku è sempre in vena di scherzi oltre che poco rispettoso verso i suoi doveri come Rakugoka e verso i Rakugoka più anziani.
- Parte della serietà che caratterizza Kikuhiko viene fuori anche nel suo rapporto con l’altro sesso, che egli considera in fondo alla sua lista di priorità. Al contrario Sukeroku è un donnaiolo, e non può far a meno della compagnia di una bella donna almeno una volta al giorno.
- Ultimo e più importante, anche il loro rapporto con il Rakugo è inverso. Se Kikuhiko si approccia ad esso solo per occupare il suo tempo, finendo poi per amarlo e per considerarlo la sua unica ragione di vita, Sukeroku lascia la sua immensa passione per il Rakugo – che coltivava sin da bambino – affievolire tanto da confessare d’esser pronto ad abbandonarlo se ciò avesse fatto tornare Miyokichi da lui.
Lo sviluppo e il dramma
Seppur pieno di scene divertenti, Shōwa Genroku Rakugo Shinjū è tutto fuorché un’opera felice. Durante il loro enorme e incredibile sviluppo, i personaggi commettono tanti errori. Errori che porteranno poi la situazione a degenerare per finire come sappiamo.
Kikuhiko: tra l’egoismo, la solitudine e l’eredita del maestro Yakumo
Kikuhiko inizia il suo percorso diffidando del Rakugo, che utilizza come pretesto per autoconvincersi di star facendo qualcosa, di meritare l’ospitalità del maestro Yakumo. Per tale ragione, diventa evidente come lui lo pratichi solo per se stesso, per sopravvivere. Una volta che il Rakugo gli permette di vivere in modo stabile, egli non ha più bisogno di null’altro. La compagnia, sia essa composta da amici o da donne, dal maestro o dal pubblico, non è più necessaria o per lo meno prioritaria. Di fatto egli pone il Rakugo sopra qualunque altra cosa, dato che è da esso che dipende la sua sopravvivenza.
A causa del fatto che Kikuhiko pratica il Rakugo per se stesso, egli non è capace di empatizzare con il pubblico, di creare quel legame che tanto invidia a Sukeroku. Per questo motivo è convinto che se ricevesse il nome di Yakumo allora il Rakugo morirebbe con lui. La ragione alla base della sua convinzione è che il Rakugo, ormai sconfitto dall’avvento della televisione e della radio, ha necessità d’evolversi. Per farlo, tuttavia, occorre rinnovarlo in accordo al gusto del pubblico, lasciando indietro la tradizione. Eppure come può Kikuhiko, che pratica il Rakugo soltanto per se stesso, comprendere ciò di cui il pubblico ha bisogno? Non può. Ed è esattamente conscio di questa inaccettabile verità che lui cerca di convincere a tutti i costi il suo maestro affinché scelga Sukeroku. Ed è proprio perché consapevole della sua inadeguatezza nel ruolo di prossimo Yakumo che, piangendo, accetta il suo nuovo nome, condannando di fatto a morte la forma d’arte che tanto ama.
Il grande talento e l’enorme immaturità di Sukeroku

Essendo cresciuto ascoltando Rakugo, non c’è altra via possibile per Sukeroku se non quella di diventare un Rakugoka. Sin da bambino egli risulta essere molto insintivo e diretto, ma anche pieno di un grande talento evidente agli occhi di tutti, anche agli occhi del maestro Yakumo. Restando al lato di una figura così responsabile e seria come quella di Kikuhiko, Sukeroku si è dato il lusso di non crescere mai. Smettendo d’esercitarsi e perdendo il tempo in compagnia di belle donne, Sukeroku non si è saputo adattare alle difficoltà che la vita gli ha posto davanti, decidendo quindi di affidarsi completamente alla premura di Kikuhiko. Tuttavia è importante sottolineare che Sukeroku non manca alle esercitazioni perché arrogante, non si rivolge in modo irrispettuoso agli anziani perché non riconosce la loro importanza. Semplicemente non è maturo. Non comprende le conseguenze delle sue azioni e crede che alla fine queste non arriveranno mai. Tuttavia egli è nel giusto riguardo il futuro del Rakugo, e si rivela di fatto un visionario nel comprendere il pericolo che si avvicina sotto forma di televisione e radio. Inoltre, Sukeroku si rivela molto più umano di Kikuhiko, in quanto comprende sin dall’inizio che non è possibile fare Rakugo senza gli altri, e che non è possibile cambiarlo senza conoscere il pubblico.
Il triste epilogo

La storia di Shōwa Genroku Rakugo Shinjū si rivela essere estremamente drammatica e infelice per ogni personaggio. Kikuhiko finisce per annegare nella vasca della solitudine che tanto aveva amato all’inizio, e dalla quale poi aveva cercato disperatamente di uscire una volta aver toccato il fondo. Sukeroku, che sacrifica il suo Rakugo (e con esso il suo futuro) per la sua famiglia, non riesce ad avere indietro nessuna delle due cose, finendo poi per pagare tutti i suoi errori passati con la peggiore delle punizioni.
Finiamo, inoltre, per osservare il fallimento dell’ormai Yakumo nel ridare vita al Rakugo. Veniamo a conoscenza che ormai a Tokyo soltanto un teatro è rimasto aperto, e che la maggior parte dei Futatsume sono tutti anziani. Osserviamo, come Yakumo stesso afferma nell’episodio 12, che egli non è cambiato affatto da quel maledetto giorno. Siamo testimoni dei suoi rimpianti e della sua pazzia, che sfoga sull’immagine residua di Sukeroku. Lo guardiamo e realizziamo che egli è tormentato dai sensi di colpa. Lo guardiamo e comprendiamo che il Rakugo non può far altro che morire con lui.
In conclusione
Il brillante lavoro del maestro Kumota nell’ideare il manga, e dello Studio Deen nell’adattarlo a serie animata, sono contributi che dimostrano grande amore e passione verso l’arte. Tanto la creazione dei personaggi quanto la scelta delle storie da narrare sono un tributo totale al Rakugo e alla sua profonda influenza sul Giappone. La tragicità della sua quasi totale scomparsa si unisce a quella della morte dell’uomo che rappresentava l’ultima speranza che esso aveva di sopravvivere. Il maestro Kumota e lo Studio Deen, attraverso Shōwa Genroku Rakugo Shinjū, non si pongono l’obiettivo di raccontarci la storia triste di due personaggi che hanno a che fare con il mondo del Rakugo, ma quello di raccontare la triste scomparsa del Rakugo ATTRAVERSO quei due personaggi. Ma, come scopriremo tra una settimana, non tutto è perduto. Il Rakugo può ancora essere salvato.