La maggior parte delle storie che abbiamo letto o visto in vita nostra hanno sempre avuto una grande, e importante, peculiarità: la storia ci viene descritta attraverso gli occhi di uno dei personaggi che la compongono. A questo personaggio diamo il nome di protagonista. Tutto ci viene raccontato attraverso i suoi occhi, il mondo che vediamo è quello che vede lui. Il modo in cui i personaggi secondari ci appoiono è il modo in cui essi appaiono a lui. Il male ci appare come tale perché contrario alla visione del mondo che lui ha. Ogni scoperta che fa, per quanto piccola o grande che sia, ogni decisione che prende, ogni azione che compie, ogni lacrima che versa, cosi come ogni sorriso e ogni rimpiato e ogni errore e ogni dubbio e ogni esitazione, è anche la nostra. Viviamo legati a questo personaggio, in simbiosi. Per questo è importante che egli sia parecchio identificabile con lo spettatore medio, perché il suo scopo è quello di creare empatia. Con cio non intendo dire che tutto cio che fa il protagonista è condiviso a prescindere dallo spettatore, ma che, in quanto protagonista, lo spettatore è legato alle sue decisioni, azioni, e alle consequenze che questa azioni portano. Intendo dire che l’unico modo che abbiamo di leggere o guardare questa storia, è attraverso i suoi occhi. Occasionalmente, il focus si sposta sui personaggi secondari. Condividiamo le loro ansie e preoccupazioni, i loro problemi, le loro gioie e la loro felicità. Ma cio accade in funzione del protagonista, in quanto, entrando in contatto con loro, li ha resi parte della storia.
Poi, nel 2003, Narita Ryohgo pubblica una novel chiamata “Baccano!”, cambiando un po’ le carte in tavola.

Narita Ryohgo ci pone davanti uno stile di narrazione molto interessante: gli eventi non vengono piu raccontati dal punto di vista di uno dei personaggi, ma da un punto di vista esterno. Questo implica che tutti sono gia lì, e siamo noi che dobbiamo conoscerli, nessuno ci viene presentato. Veniamo catapultati in un mondo sconosciuto di cui non sappiamo nulla, un mondo che si muove freneticamente e che è pronto a lasciarci indietro se non stiamo attenti. Non è piu compito dell’autore dover cercare di rendere i personaggi comprensibili, ma è lo spettatore a dover fare lo sforzo. Ma questo non è l’unico tratto distintivo dello stile del Maestro Narita; oltre al senso di smarrimento dovuto all’assenza di spiegazioni, la storia viene anche narrata al contrario: si parte dalla fine, per poi scoprire l’inizio. Inoltre, questo processo inverso non è raccontato in modo lineare, ma è frantumato in piccole e diverse parti cronologicamente scollegate tra loro. Insomma, un vero e proprio baccano.
Fateci caso, il tema principale riguardante i personaggi di Baccano non è mai chi sia piu il importante, ma quale è piaciuto di piu. Dobbiamo essere sinceri: in Baccano non c’è un protagonista, ci sono solo personaggi che piacciono ed altri che non piacciono. Non c’è un personaggio che condiziona pesantemente le azioni degli altri con le sue scelte, nessuno dipende da nessuno. Esistono semplicemente degli eventi che si intrecciano e che, alla fine, porteranno tutti i personaggi coinvolti ad incontrarsi sul treno. Il finale, infatti, non è importante. Ma perché? perché è solo il culmine degli eventi passati a cui eravamo interessati. Non importa cosa fanno sul treno, ma come ci sono finiti sul quel treno. Nel finale semplicemente tutti si prendono a bastonate.
Ricapitolando, Baccano è una storia che guarda nel passato in modo frammentato e cronologicamente disordinato, unendo vari personaggi scollegati tra loro in un unico luogo in cui c’è il loro obiettivo.
Poi, un anno dopo, arriva “Durarara!!”

Quest’opera conserva alcune caratteristiche del suo predecessore, come l’onnipresenza di mafie varie, l’uso di personaggi al limite della normalità e, appunto, l’utilizzo dello stesso stile narrativo utilizzato l’anno prima in Baccano; ma allo stesso tempo si distanza nei temi affrontati modernizzandoli e cambiando l’approccio alla storia (poi vedremo come). Durarara ha una storyline molto piu pensata e intricata, quindi per nulla semplice da comprendere a pieno. Ed è qui che entra il genio del maestro Ryohgo. Mentre Baccano è una storia in realtà semplice e lineare ma resa complessa dal metodo narrativo che l’autore ha utilizzato, Durarara è una storia ramificata e piena di colpi di scena che però viene semplificata proprio da questo stesso stile narrativo. Quale miglior modo per rendere un’opera complessa comprensibile, se non quello di frammentarla e dividerla cronologicamente in pezzi? Maestro, la prego, non me lo faccia alzare (ovviamente intendo il voto su Myanimelist).
Durarara possiede una caratteristica che lo rende superiore a Baccano: le sottotrame.
Come ho gia scritto, Baccano non ha una vera “storia in corso”, ma una base che dobbiamo capire per comprendere, appunto, cio che sta succedendo, ed è su questa base che viene creata l’opera. Durarara, invece, parta da un inizio ben chiaro che pero poi si amplierà cosi tanto da rendere la storia quasi incontrollabile. E come farà ad ampliarsi cosi tanto? Aggiungendo nuovi personaggi. Nuovi personaggi vuol dire nuove sottotrame, nuove sottotrame vuol dire personaggi piu profondi, personaggi piu profondi vuol dire storia piu bella. Le sottotrame permettono una cosa impensabile in Baccano: lo sviluppo psicologico. Isaac, Firo, Ladd, e chi piu ne ha piu ne metta, sono uguali dall’inizio alla fine. Il loro obiettivo non cambia, il loro carattere è lo stesso, la loro visione del mondo è la stessa. Nessuno si evolve psicologicamente, nessuno matura. Le motivazioni dietro le loro azioni, cosi come le azioni stesse, non hanno subito alcun cambiamento nel corso degli episodi. Questo non è un problema imputabile all’autore, ma al metodo narrativo scelto. È ovvio che se descrivi solo cio che è successo nel passato, accennando appena il presente (e quindi il momento in cui il passato ha cambiato il personaggio) non puoi sviluppare i personaggi in modo efficace.
In Durarara accade l’opposto: si parte dal presente facendo graduali accenni al passato dei personaggi, volgendo lentamente al futuro. Questo meccanismo permette di sviluppare i personaggi in modo completo ed efficace. Anche la parte sovrannaturale (gia presente in Baccano) si evolve in Durarara, tendendo piu verso il “fantasy”. L’ambiente mafioso si evolve, modernizzandosi. Non si tratta piu di gang mafiose ma di organizzazioni di giovani teppistelli sparsi per la città con manie di controllo territoriale, legate tra loro attraverso internet. Verranno poi aggiunte delle vere e proprie mafie, ma solo verso la fine.
La differenza piu grande, ed il motivo per cui considero Durarara un capolavoro, è pero questa: Narita Ryohgo ci mostra come Durarara sia perfetto sia con che senza un protagonista. Ci mostra quindi come lo stile narrativo da lui utilizzato possa essere adattato anche in un opera che un protagonista ce l’ha. La soluzione, come sempre, sta nel mezzo.
Ma Parliamo di Mikado:

Mikado è l’esempio perfetto dell’evoluzione dei personaggi di cui ho parlato sin ora. Si parte con un Mikado insicuro, spaventato e intimorito, per poi finire con un Mikado sfruttatore, cinico e per nulla sprovveduto. Ma non solo questo. Mikado è il protagonista formale dell’opera, su questo non c’è dubbio. Ma a voi, durante la visione di Durarara, è sembrato che tutti gli avvenimenti che vediamo accadere durante la lettura/la visione siano stati causati dalle sue azioni? No. Mikado è solo quello che da inizio alle cose, ma per lui tutto diventerà incontrollabile molto presto. Ed è proprio questo il punto.Mikado dà inizio alla storia, quindi è il protagonista, ma chi ha detto che allora bisogna continuare a guardare la storia dal suo punto di vista? Perché non incentrarci, invece, sugli effetti generati da Mikado, e quindi sulle persone che ne hanno subito le consequenze? Ditemi un po: durante gli episodi in cui non c’era Mikado, avete forse sentito la sua assenza? Avete forse pianto dalla noia senza Mikado? Non credo.
Quando ho scritto che la soluzione sta nel mezzo, intendevo dire questo:
Mikado diventa vittima della storia che ha creato, passando da protagonista a semplice personaggio base. In questo modo, il protagonista ce l’hai e non ce l’hai allo stesso tempo. È qui la genialata del maestro, ed è questo il motivo per cui Narita Ryohgo ha creato un capolavoro, perché ha superato il limite del suo stile.
Concludendo, mi piacerebbe fare una riflessione:
Possiamo considerare Baccano come un test pre-durarara? A mio avviso si. Tutto cio che c’è in Baccano ci viene ripresentato migliore di prima, e cio che mancava viene aggiunto in ragionevole e senza mai sfasare.